La pandemia influenza pesantemente anche le singole Diocesi con conseguenti restrizioni per i riti della Settimana Santa.
La Diocesi di Napoli ha deciso per un ulteriore “restringimento” per la prossima Domenica delle Palme. Non ci sarà la canonica distribuzione dei ramoscelli d’ulivo né tantomeno, a Pasqua, la distribuzione dell’acqua santa. La decisione presa dal nuovo Arcivescovo.
Napoli si appresta a vivere la Settimana Santa e la Pasqua in una maniera “ancora più ristretta”, fra norme e regole anti Covid, rispetto alle altre Diocesi d’Italia. La decisione, a firma del nuovo Arcivescovo, Monsignor Battaglia, è arrivata nei giorni scorsi: “Niente Palme e benedizione dell’acqua per Pasqua”.
Con una lettera, i Decani in comunione con l’Arcivescovo, hanno dato spiegazione, ai sacerdoti, dei motivi che hanno portato ad una decisione così particolare. Fino alla scorsa settimana, si era data facoltà ai parroci nelle singole parrocchie, di provvedere a far trovare già sui banchi il ramoscello d’ulivo (evitando, così, la distribuzione fra i fedeli per evitare contagio). Poi si era passati al pensiero di farli portare, ai singoli partecipanti alle Celebrazioni, direttamente da casa.
Infine la scelta di sospendere, almeno per quest’anno, oltre alla Processione delle Palme (come già segnalato anche nelle nuove norme emanate dalla Santa Sede), anche la stessa distribuzione dell’ulivo: “Carissimi sacerdoti […] considerata la persistenza della emergenza sanitaria e la permanenza della nostra Regione in zona rossa, per la Domenica delle palme e di Pasqua:
Una limitazione che non si ferma solo alla Domenica delle Palme, ma che guarda anche alla Pasqua. Nella lettera, infatti, si pone anche un’ulteriore indicazione: “Si ometta la benedizione delle bottigliette di acqua nel giorno di Pasqua”.
Se da un lato si chiede questo piccolo sacrificio ai fedeli, dall’altro, però c’è un’esortazione: “Si suggeriscano ai fedeli dei segni che possano valorizzare all’interno delle famiglie il senso dello scambio di pace e la preghiera di benedizione del capofamiglia” – continua la lettera.
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Una lettera che viene vista oltre le restrizioni dettate. È un segno di speranza, vista la possibilità, a differenza dello scorso anno, di celebrare la Settimana Santa e la Pasqua nelle nostre parrocchie. “La centralità delle liturgie che non vengono per niente svilite dalla mancanza di questi segni” – conclude la lettera.
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ROSALIA GIGLIANO
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