“Le vittorie ottenute con la violenza sono false vittorie; mentre lavorare per la pace fa bene a tutti!”. Così Papa Francesco ammonisce il mondo, costretto a sopportare, inerme, di sentir parlare ancora di guerre cruente, in molte parti del pianeta.
Dal momento che le autorità preposte, le forze politiche e la mentalità insana dell’uomo, sembrano non comprendere l’importanza del perdono, della pace, della serenità tra le genti, il Pontefice ha pensato di indire una giornata particolare, di preghiera e di digiuno, proprio in favore della pace nel mondo, sempre troppo assente.
Si terrà il 23 febbraio, ossia il Venerdì della Prima Settimana di Quaresima.
Tutti i fedeli, ma non solo, sono invitati a parteciparvi con devozione ed altruistico impegno; le preghiere, come il digiuno, saranno dedicate, soprattutto alle popolazioni della Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan.
“Il nostro Padre celeste ascolta sempre i suoi figli, che gridano a Lui nel dolore e nell’angoscia”, “… un accorato appello perché anche noi ascoltiamo questo grido e, ciascuno nella propria coscienza, davanti a Dio, ci domandiamo: “Che cosa posso fare io per la pace?”. Sicuramente possiamo pregare; ma non solo: ognuno può dire concretamente “no” alla violenza, per quanto dipende da lui o da lei. Perché le vittorie ottenute con la violenza sono false vittorie; mentre lavorare per la pace fa bene a tutti!”.
E’ necessario ribadirlo, in una società che mal promuove la cultura alla vita e non fa mancare atti di violenza quotidiana, in ogni cronaca: “Mi associo al messaggio dei Vescovi italiani ed esprimo il mio apprezzamento e incoraggiamento alle diverse realtà ecclesiali che in tanti modi promuovono e sostengono la vita, in particolare il Movimento per la Vita, di cui saluto i numerosi esponenti qui presenti”.
Si riferisce a coloro che domenica scorsa ascoltavano l’Angelus, in Piazza San Pietro.
Come tanti Santi, che, addirittura, hanno perso la vita per propagare la cultura dell’amore e della misericordia, proprie del nostro Signore Gesù Cristo, è necessario che ogni cristiano si mobiliti per fare altrettanto, secondo le proprie possibilità e propensioni.
Aggiunge, inoltre, che la Chiesa di Dio non può rimanere chiusa tra le mura che la proteggono, ma deve andare in strada a predicare la salvezza, per mezzo del rispetto gratuito dell’altro.
“Gesù non è venuto a portare la salvezza in un laboratorio, non fa la predica in un laboratorio, sta in mezzo al popolo. La maggior parte della vita pubblica l’ha passata in mezzo alla gente per guarire le ferite fisiche, le ferite spirituali”. “A tale povera umanità è diretta l’azione potente, liberatrice e rinnovatrice di Gesù”, che noi richiameremo con la preghiera costante e il sacrificio del digiuno.
Antonella Sanicanti
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