Come ha detto anche il Santo Padre, in questo tempo particolare in cui le preghiere si intensificano, per chiedere a Dio di liberarci dal Coronavirus, guardiamo più spesso al Crocifisso.
A Cristo, sofferente e in attesa di risorgere, rivolgiamo i nostri pensieri. Ai suoi piedi, poniamo tutte le nostre angosce.
Il Cristo dal braccio schiodato si trova a Furelos, un paesino non lontano da Santiago de Compostela (in Spagna), nella Chiesa di San Giovanni.
La sua particolarissima storia è legata a quella di un ragazzo che, dal paese vicino, si recava in quella Chiesa per confessarsi.
La sua mancanza, anche abbastanza grave, si ripeteva spesso, tanto che il sacerdote, che lo assolveva, lo conosceva bene.
Quel confessore, in nome dell’immensa Misericordia di Dio, continuava, tutte le volte, ad assolverlo dalle sue colpe, anche perché il ragazzo si proponeva e si impegnava a non ripetere più quella condotta peccaminosa.
Un giorno, il sacerdote gli intimò di impegnarsi ancora di più, sotto la minaccia che non lo avrebbe più assolto, se avesse continuato a fare lo stesso errore.
Il ragazzo ci provò con tutte le sue forze, ma non ce la fece e, poco tempo dopo, si ripresentò li, per chiedere nuovamente la Confessione, allo stesso sacerdote, per il medesimo peccato.
Fu, allora, che, per rispettare l’impegno preso, il sacerdote si rifiutò di sentire la sua Confessione e lo allontanò dalla Chiesa di Furelos.
Il ragazzo, sconfortato, si diresse verso l’uscita, passando proprio davanti ad un crocefisso.
Gli rivolse lo sguardo, come a chiedergli perdono.
Il Cristo del crocifisso, dunque, si mosse; staccò il braccio destro dal legno su cui era inchiodato e lo abbassò sul capo del ragazzo, per assolverlo, dicendo: “Io che sono morto e risorto anche per te ti assolvo dal tuo peccato, nel Nome del Padre, nel Nome del Figlio e nel Nome dello Spirito Santo”.
Quella scultura lignea era stata donata, nel 1950, alla Chiesa di Furelos da Manuel Cagide, che aveva una bottega artigiana a Santiago.
Antonella Sanicanti
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