È in corso una grave crisi delle Parrocchie: quali sono i rimedi?

Purtroppo molte parrocchie oggi vivono una crisi sempre più marcata, per questo c’è bisogno di una riflessione che coinvolga tutti, su come intervenire al meglio. 

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In molte parrocchie, ad esempio, purtroppo la Confessione non si pratica più quasi per niente. Un vero dramma che cela però anche rischi molto concreti. “Una parrocchia senza confessione e adorazione è morta”, spiega Daniel Arasa, scrittore, autore di più di trenta libri su temi familiari ed educativi, presidente della Piattaforma per la famiglia di Spagna e padre di sette figli.

Il dramma delle parrocchie dove non si pratica la Confessione

“Non è male parlare di accoglienza e comprensione perché questo fa parte di ciò che sono la carità e la giustizia”, ha denunciato Arasa. “Il problema è che hanno smesso di parlare di peccato, hanno smesso di parlare di Confessione. La confessione è scomparsa almeno nella maggior parte delle chiese. Hanno smesso di parlare dell’inferno, della gloria di Dio, dell’altro mondo”.

“Se smetti di parlare di ciò che è importante, di ciò che è trascendente, le persone prendono le distanze da Dio. È anche molto curioso che molte sette protestanti, che parlano di Paradiso, Inferno, abbiano molti seguaci, soprattutto in America Latina, a differenza del cattolicesimo di questi paesi che si è dedicato a parlare solo di teologia della liberazione”, ha continuato lo scrittore.

Il male che ha portato alla perdita del sacramento della Confessione

Il male che ha portato le società occidentali al grande dramma della perdita del sacramento della Confessione in molte parrocchie è, a detta dello scrittore, l’edonismo. Vale a dire la ricerca spasmodica di piacere, sponsorizzata da una cultura materialista e consumista, diretta espressione di governi socialisti e marxisti.

“Il grosso problema dell’edonismo è che erode la persona, la brucia dentro, è una voce che ti dice: vivi bene, non privarti di nulla, vai avanti… Si inizia con il non avere figli, perché i figli nelle famiglie sono un disturbo per poter viaggiare, per poter uscire, ma nonostante ciò non si smette di avere rapporti sessuali.

La deriva di una cultura materialista e dei messaggi errati

Pertanto, i rapporti sessuali sono perversi, visto che quelli naturali devono essere aperti alla vita. E questo vale per tutti i tipi di piaceri. Arriva un momento in cui le persone smettono di agire secondo i principi cristiani, iniziano a vivere in modo diverso e finiscono per pensare a come agiscono. Ed è per questo che siamo arrivati a una situazione estrema di vivere una vita, non propriamente cristiana”.

Da tutto questo nasce, infatti, la legalizzazione di aborto ed eutanasia, le unioni gay, l’utero in affitto, e a cascata tutto ciò che di sempre più terrificante ne potrà derivare. La mercificazione completa dell’essere umano? D’altronde la denuncia di questa terribile realtà è stata lanciata di recente dallo stesso Ratzinger, che ha spiegato che fino a pochi anni fa parlare di unioni gay era quasi impensabile, mentre ora se si critica questa ideologia si viene messi alla gogna.

La cultura “anti-cristica” che rischia di pervadere la società

Il Papa emerito ha descritto tutto ciò come frutto di una “cultura anti-cristica“. A cui i cattolici o i movimenti sociali conservatori non sono riusciti ad opporsi. E ora anche le parrocchie scricchiolano e rischiano di sgretolarsi.

Quali sono però i rimedi per contrastare questa crisi? In molti stanno tentando di porsi questo quesito, ma spesso le risposte tardano ad arrivare. La rivista online Vino Nuovo ha provato a passarne in rassegna alcune. Molte di queste proposte prevedrebbero addirittura cambiamenti anche a livello giuridico, che tuttavia non sembrano certo all’ordine del giorno.

La grande questione del clero e dei laici, tra opportunità e pericoli

Per quanto riguarda la questione del clero e dei laici, da tempi si parla di clericalismo e lo si denuncia come uno dei mali gravi che rischiano di affliggere la chiesa. Che però rischia allo stesso tempo di mettere in quello che dovrebbe essere lo specifico del ministero sacerdotale.

Per questo rivedere i ruoli all’interno della parrocchia in modo che il sacerdote si occupi di aspetti legati ai sacramenti e alla fede, e ai laici vengano affidate altre mansioni legata magari alla contabilità, all’organizzazione, alla gestione dei vari aspetti materiali e sociali. Per cui il riordino dei ruoli all’interno della comunità ecclesiale potrebbe essere una delle strade percorribili.

Si può pensare a un cambio di organizzazione nelle parrocchie?

Il sacerdote potrebbe così andare sempre più nella direzione di assumere una sorta di ruolo di “assistente spirituale” della parrocchia stessa, che risulterebbe una comunità viva e pulsante di laici impegnati in vari aspetti. Un po’ come avviene in tanti movimenti e associazioni. A detta della rivista cattolica, anche il consiglio pastorale andrebbe ripensato, non più solo come organo consultivo, ma anche capace di deliberare, riattivando figure prima poste ai margini e dando vita a una corresponsabilità sinergica all’interno della vita della comunità.

Gli altri aspetti poi sottolineati sono numerosi. Si va dalla formazione vera e concreta, in parallelo con l’assegnazione di compiti sempre più chiari e definiti al laicato, alla rianimazione della liturgia, con un’ars celebrandi sempre più curata, in cui i vari ministeri siano valorizzati ma anche oggetto di attenzione e riconoscimento.

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Il bisogno di gradualità eucaristica e di approfondire la Parola

Infine, c’è bisogno di gradualità eucaristica, in quanto essa costituisce “la pienezza della vita sacramentale”, il culmine della sequela di Cristo e mistero inesauribile di vita eterna. Viene quindi da chiedersi se non ci sia più bisogno di approfondire questo sacramento. All’interno del contesto generale di scristianizzazione, la consapevolezza eucaristica dei fedeli non sempre può essere data per scontata. La riflessione sulla Parola di Dio potrebbe quindi essere molto utile a tal fine.

Infine, il grande tema della questione giovanile, e il bisogno di rivedere i cammini di iniziazione cristiana stando bene attenti alle numerose e molteplici specificità del territorio e della parrocchia. Dando spazio e fiducia alla varietà delle esperienze giovanili già esistenti. Accorpando anche le esperienze di chi già vive con i giovani al di fuori del contesto ecclesiale, e che conoscono bene la condizione giovanile. Fino a quella dell’adolescenza e dell’infanzia.

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Il grande tema dell’educazione dei giovani in parrocchia

“I bambini devono essere formati alla pietà cristiana, è ovviamente responsabilità anche dei sacerdoti e dei religiosi che, sebbene non debbano necessariamente uscire in strada, possono dare testimonianza“, è il parere dello spagnolo Arasa. Nel caso dei sacerdoti, invece, per lo scrittore è “molto importante che si mettano in confessionale. Dove non c’è confessione non c’è vita cristiana”.

“Nelle parrocchie ci sono molte attività, molti incontri, ma pochissima preghiera, pochissima adorazione di Cristo e pochissime confessioni”, è la triste constatazione. “Non si parla di santità o di vivere appieno il Cristianesimo. Di fronte a questioni come l’aborto o il diritto dei genitori di scegliere l’educazione per i propri figli, ci deve essere una militanza e un’opposizione molto chiare.

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Preghiera, formazione e azione sono necessarie, ma sempre cominciando dalla preghiera perché se no possiamo fare tutte le nostre buone opere per orgoglio e costruiamo sulla sabbia. Devi fare tutto per Dio e con Dio e in questo modo le cose vanno sempre molto meglio”.

Giovanni Bernardi

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