Dopo il breve discorso iniziale, il papa ha invitato i presenti a esporre i propri dubbi e le proprie perplessità sottolineando come l’incontro doveva svolgersi all’insegna della trasparenza per cercare di risolvere appieno le problematiche sottoposte all’attenzione dei presenti. Ha spronato, dunque, i vescovi a muovergli delle critiche con una battuta: “Potete rivolgermi tutte le domande, le ansie e le critiche che volete, non è peccato criticare il Papa, si può fare”.
Il primo problema esposto da papa Francesco è la crisi vocazionale, la cui causa secondo il Santo Padre è: “Il frutto avvelenato della cultura del provvisorio, del relativismo e della dittatura del denaro, che allontanano i giovani dalla vocazione, insieme alla diminuzione delle nascite e agli scandali e alla testimonianza tiepida”. Nel corso degli anni, aggiunge Bergoglio a riguardo, la Chiesa ha cercato delle contromisure senza trovarle e questo è “Davvero triste”. Il secondo problema è quello della povertà evangelica, necessaria a svolgere l’apostolato al meglio delle possibilità: “ Per me, da gesuita, sempre la povertà è madre e muro e della vita apostolica, madre perché la fa nascere e muro perché la protegge”.
La mancanza, in molti, di questo spirito apostolico legato alla povertà porta al terzo problema, quello della mancanza di una gestione trasparente dei fondi : “Chi crede non può parlare di povertà e vivere come un faraone”, evidenzia il Santo Padre che poi aggiunge: “Mi fa male sentire che un ecclesiastico si è fatto manipolare mettendosi in situazioni che superano le sue competenze, o peggio ancora gestendo in maniera disonesta gli spiccioli della vedova”.
Luca Scapatello
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