Il 7 Gennaio potrebbe esserci la riapertura delle scuole e degli Istituti superiori . Il ministero dell’Istruzione starebbe sondando questa possibilità.
Si parla già di fare riaccedere alle classi le prime e le quinte di licei, tecnici, professionali a partire dal 9 dicembre. In particolare, l’attenzione è rivolta anche ai diciannovenni che devono preparare la Maturità. Tornare in classe, si spiega, dovrebbe favorire questo compito fondamentale per gli alunni.
Nell’ultimo verbale del Comitato tecnico scientifico è infatti segnalato che “le chiusure delle classi hanno un impatto negativo sulla salute dei ragazzi alterando anche il benessere affettivo e sociale”. E che vi sono quindi “ripercussioni negative sullo sviluppo del contesto socio-economico”.
L’opinione del Comitato tecnico scientifico italiano sembra quindi ricalcare quella dell’ultimo incontro europeo con clinici dell’Oms ed esperti di educazione. “Riaprite al più presto le scuole, gli effetti sugli studenti, ma anche sulla società in generale, sono devastanti”, è il messaggio che ne è emerso.
Tuttavia restano molte questioni ancora del tutto aperte e di non facile risoluzione. Tra queste, denunciate in particolare dal presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, ce ne sono tre in particolare. La questione del tracciamento dei contagi avvistati a scuola, con la capacità di fornire risposte rapide sulle positività da parte delle Aziende sanitarie locali.
Poi, la capacità di avere una minor congestione dei trasporti pubblici, dovuta anche alla presenza degli studenti pendolari. Infine, la chiusura dell’arruolamento dei supplenti. Tutti punti che fanno pensare, nella migliore delle ipotesi, al 7 gennaio.
“Il Cts condivide l’esigenza di procedere a una tempestiva soluzione delle tematiche riguardanti il mondo della scuola”, avrebbe tuttavia scritto il gruppo di esperti italiano al ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina. “La continuità del percorso formativo e scolastico è fondamentale per garantire l’apprendimento, lo sviluppo, il benessere, la salute e la sicurezza degli studenti”, affermano ancora.
La loro tesi è che “le scuole dovrebbero essere le ultime istituzioni ad essere chiuse, in caso di lockdown generale emergenziale, e le prime a riaprire quando le condizioni lo permettano”. Viste e considerate quelle che a loro avviso sono “le conseguenze devastanti su bambini, ragazzi e adolescenti e sulla società nel suo insieme”, “le chiusure dovrebbero essere della più breve durata possibile, limitate esclusivamente agli ambiti territoriali interessati”.
Tutto questo per la ragione che “istruzione e salute sono intimamente interconnesse“. In ogni caso, conclude, “in caso di chiusura è indispensabile garantire la partecipazione degli studenti agli eventi formativi e l’accesso alle risorse, ai materiali didattici ed educativi, investendo in tecnologie digitali appropriate. Va garantita la priorità ai ragazzi con particolari esigenze”.
Giovanni Bernardi
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