Cosa rappresenta il teschio vicino alle immagini dei Santi

 

 

 

 

Nell’iconografia sacra, spesso vediamo raffigurati, accanto all’immagine del Santo, anche degli oggetti particolari.

Sono per lo più simbolici e custodiscono un significato -potremmo dire- evangelico, nel senso che racchiudono un messaggio preciso, e altrettanto esplicito, per il cristiano credente e praticante.

In questo modo, colui che ammira il dipinto o anche la stampa, oltre ad avere la percezione delle sembianze del Santo raffigurato, può approfondirne il senso e la condotta di vita.

Alcuni oggetti sono meno immediatamente comprensibili di altri e suscitano spesso, più che delle curiosità, dei timori.

E’ questo il caso dei Santi raffigurati con accanto un teschio.

Quella era, ed è, una modalità per invogliare a tendere alla perfezione cristiana, ricordandoci di essere mortali e deboli nel nostro corpo umano, pertanto ogni nostra azione dovrebbe essere pensata tenendo conto del temine della vita terrena e dell’inizio di quella eterna.

Nell’antichità la frase che rammentava questo concetto era: “Memento mori”, ossia “Ricordati che devi morire”. Lungi dall’essere un’espressione di minaccia o assoggettamento, come potrebbe sembrare, derivava da una locuzione risalente alla Roma antica. Quando infatti un generale rientrava in città, trionfante per aver sconfitto il nemico, mentre la folla lo acclamava, qualcuno, alle sue spalle, gli diceva: “Respice post te. Hominem te memento”, ossia “Guarda dietro a te. Ricordati che sei un uomo”. Lo si faceva per scoraggiare ogni tentazione di superbia, nel sentirsi, anche solo per pochi istanti, onnipotenti e invincibili.

Si racconta che Papa Alessandro VIII, quando venne eletto, chiese addirittura al Bernini di scolpire per lui una bara di marmo in miniatura, da tenere in vista sulla propria scrivania, per non dimenticare mai che un giorno avrebbe dovuto rendere conto a Dio di tutto ciò che in vita avrebbe fatto.

E’ questa una condotta molto saggia, che potrebbe tornare davvero utile, in tempi in cui sembra che qualunque progetto abbia come fine ultimo il rendere più agita e comoda l’esistenza, come se questa terra fosse in realtà la nostra meta finale.

Quanto detto fino a qui, è forse più comprensibile, se si fa riferimento ad una frase più comune, ma che ha lo stesso peso: “Polvere tu sei e in polvere tornerai!”, che il sacerdote ci ripete durante la celebrazione del Mercoledì delle Ceneri, che da il via alla Quaresima, il periodo dell’anno che ci permette di riflettere sul nostro modo di fare, di comprenderne il senso cristiano e di invertire la rotta, laddove ce ne fosse la necessità.

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