“Per la grazia di Dio, egli” ha provato “la morte a vantaggio di tutti” (Eb 2,9). Nel suo disegno di salvezza, Dio ha disposto che il Figlio suo non solamente morisse “per i nostri peccati” (1Cor 15,3), ma anche “provasse la morte”, ossia conoscesse lo stato di morte, lo stato di separazione tra la sua anima e il suo corpo per il tempo compreso tra il momento in cui egli è spirato sulla croce e il momento in cui è risuscitato. Questo stato di Cristo morto è il mistero del sepolcro e della discesa agli inferi. È il mistero del Sabato Santo in cui Cristo deposto nel sepolcro (cfr. Gv 19,42) manifesta il grande riposo sabbatico di Dio (cf Eb 4,4-9) dopo il compimento (cfr. Gv 19,30) della salvezza degli uomini che mette in pace l’universo intero (cfr. Col 1,18-20).
(Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 624)
Il Sabato Santo è il giorno del riposo di Cristo nel sepolcro; segue al Venerdì Santo, giorno della sua morte in croce; sbocca nella Veglia Pasquale, celebrata nella notte tra il sabato e la domenica di Pasqua. È il secondo giorno del Triduo Pasquale.
Per antichissima tradizione la Chiesa non celebra l’Eucaristia in questo giorno. La Comunione ai malati può essere portata solo in forma di viatico.
Nelle chiese è esposta la Croce rimasta dopo la celebrazione del Venerdì Santo.
L’Eucarestia non è conservata né nel Tabernacolo, che dev’essere vuoto e senza conopeo, né in altro luogo della chiesa. Le luci e tutte le candele sono spente. Gli altari sono spogli, senza tovaglia né copri tovaglia.
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