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Papa: la differenza tra una buona e una cattiva correzione fraterna

Il Santo Padre ci ha dato un insegnamento di “correzione fraterna” da tenere sempre a mente.  Aiutare l’altro a comprendere l’errore va bene, ma è fondamentale avere cura di farlo nel modo giusto.

Un’esperienza particolare che riguarda tutti noi cristiani e sulla quale utile fare chiarezza per non rischiare di fare dei danni. Correggere l’altro che sbaglia non significa sentirsi superiori ma, con amore e umiltà, “aggiustare” un suo errore.

Gesù ci “corregge” con umiltà e amore

Quante volte, anche noi, siamo abituati subito a puntare il dito appena l’altro sbaglia, appena l’altro cade in errore. Ma dobbiamo domandarci, sempre, se lo stiamo facendo per compiacerci, o effettivamente per aiutare l’altro a non commettere più quell’errore. E, da qui, le parole di Papa Francesco: “Non si può correggere una persona senza amore e senza carità […] E’ come se volessimo fare un intervento chirurgico senza anestesia. a carità è come una anestesia che aiuta a ricevere la cura e accettare la correzione“.

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Ma cosa si intende per correzione fraterna? Correggere l’altro quando sbaglia sì, ma in che modo? Con quali frasi? Partiamo dall’inizio: chi è l’altro, il fratello che devo correggere? Gesù ci ha sempre detto, come scritto nei Vangeli: “Non guardare la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, ma piuttosto la trave che è nel tuo”. Gesù, è vero, ci ammonisce, ma lo fa con amor, con carità, con umiltà.

Papa Francesco ci indica come correggere l’altro

Su questo aspetto, Francesco ci da anche un vero e proprio suggerimento di comportamento: “Prenderlo da parte, con mitezza, con amore e parlargli“. Il Santo Padre, inoltre, ritorna anche su un altro di aspetto: la correzione fraterna “non sia applicata solo alla singola persona, ma alla Chiesa intera. Sia un processo di ricostruzione pieno e completo”.

La “correzione fraterna”: l’esempio che ci viene dal Vangelo

Questo tema particolare della “correzione fraterna”, mai come in questo periodo, sembra appropriato per uno spunto di riflessione. Mi ha colpito, spostandoci su una visione più “sociale e contemporanea”, l’omelia di un sacerdote circa il difficile momento storico che stiamo vivendo a causa della pandemia e di come, ognuno di noi, può attuare, applicando il Vangelo, la vera correzione fraterna.

Il pericolo, la paura del contagio: quanto ancora, ad esempio, camminando per le nostre strade senza usare la mascherina. Ecco: possiamo fare un paragone particolare, rifacendoci al brano del Vangelo delle “vergini stolte e quelle sagge”. Le vergini stolte sapevano bene che, di lì a poco, sarebbe arrivato lo sposo, ma non si sono preoccupate che, scendendo la sera, forse l’olio per le loro lampade non era sufficiente. Terminato, infatti, lo chiedono a quelle sagge.

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Ma queste ultime, le ammoniscono: “Andate a comprarne per voi, perché non ne manchi a noi quando lo sposo arriva”. Guarda caso, proprio mentre le stolte si recano al villaggio per comprare l’olio, lo sposo arriva. Le vergini sagge e prudenti sono accolte in case, mentre le stole chiuse fuori.

In questo periodo di pandemia, siamo prudenti come le Vergini sagge

Questo su cosa ci fa riflettere? Sul fatto che il Signore ci invita alla prudenza, ci fa pensare. Ci fa pensare al fatto che stiamo sì, attraversando un periodo buio, ma questi prima o poi finirà e lo sposo arriverà per accoglierci tutti. In questo caso, dobbiamo esser prudenti e, per portarla a temi attuali, indossare la mascherina e rispettare le regole e “correggere” fraternamente chi non le rispetta.

Papa Francesco: “No al chiacchiericcio, ma sì alla correzione fraterna”

La gentilezza, l’educazione accanto alla prudenza: tre elementi che ci portano a vedere al meglio quella correzione fraterna che, anche il Santo Padre, ci ha più volte ribadito: “Non più il chiacchiericcio e l’ammonimento fra di noi, ma una piena correzione fraterna, secondo gli insegnamenti che ci ha dato Gesù”. Il Santo Padre ci fa comprendere che la vera correzione, quella fraterna, è dolorosa perché ci costa ama la facciamo con e per amore dell’altro e soprattutto con umiltà: “Non possiamo correggere qualcuno se non abbiamo amore ed umiltà nel cuore”.

E’ un invito alla prudenza: Cristo ci ha donato questa virtù cardinale proprio perché non fossimo mai impreparati in situazioni difficili, e fossimo tutti come le vergini sagge.

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Se da un lato c’è uno spunto di riflessione prettamente spirituale, dall’altro possiamo osservare come, il concetto di “correzione fraterna” possa esser visto anche dal punto di vista umano e sociale, oltre che prettamente educativo. La correzione fraterna è uno degli aspetti fondamentali del vivere a cui è chiamato il cristiano, guardando sempre agli insegnamenti di Gesù Cristo.

ROSALIA GIGLIANO

Rosalia Gigliano

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Rosalia Gigliano

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