Coronavirus, rabbia delle vittime: “sciatteria ha distrutto famiglie e aziende”

Coronavirus, il duro attacco del Comitato dei familiari delle vittime del Covid al Governo sulla gestione della pandemia. “Il sistema della sorveglianza ha fallito”.

Il Comitato dei familiari delle vittime del Coronavirus in piazza per protestare contro la gestione della pandemia – photo web source

Ad esprimere il senso della rabbia e della frustrazione delle persone che hanno perso un familiare nel mezzo della pandemia, è stato il presidente del Comitato Luca Fusco. L’accusa è arrivata dopo la risposta da parte del consulente del governo Walter Ricciardi, a seguito della diffusione di un suo articolo, poi rimosso dall’Oms, in cui si spiegava che il lockdown è una “misura di cieca disperazione“.

La rabbia del Comitato delle vittime del Coronavirus

Il consulente dell’Oms e del governo al Corriere della sera avrebbe provato ad affermare: “Per cieca intendevo dire che era estrema; nel momento in cui non hai altri strumenti, è evidente che non puoi non attuare quel tipo di strategia“. “In inglese tra blind ed extreme esiste una chiara differenza, che non lascia spazio ad interpretazioni di sorta”, ribatte Fusco.

Per il comitato delle vittime insomma c’è poco spazio per le interpretazioni. Sciatteria e incapacità di gestire l’emergenza hanno distrutto migliaia di famiglie. “Non avevamo un piano pandemico aggiornato e di conseguenza reagenti, tamponi e mascherine per mappare e contenere il virus”, attacca il presidente Fusco.

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Il consulente dell’Oms e del governo italiano, il medico ed ex attore Walter Ricciardi – photo web source

“Sciatteria burocratica e politica ha distrutto migliaia di famiglie”

“Questa sciatteria burocratica e politica ha distrutto non solo migliaia di famiglie. Obbligando a un lockdown nazionale alla cieca ha mandato sul lastrico pure decine di migliaia di aziende con danni incalcolabili per l’intero Paese”. Ricciardi infatti nel testo del suo articolo spiegava che in Italia il tracciamento dei contagi, come anche i test di laboratorio, erano “molto limitati”. E che fu questa la vera ragione che ha portato alla chiusura generalizzata dell’intero Paese.

Nella questione si è poi introdotto anche il generale in pensione Pier Paolo Lunelli. Il generale ha consegnato alla Procura di Bergamo un dossier da lui stesso elaborato, in cui si spiega che la mancanza di piani pandemici aggiornati ha portato a un costo di almeno diecimila vite umane. L’uomo ha spiegato che il rischio della pandemia diventa grave nel momento in cui il virus si adatta all’uomo.

L’attacco dell’ex generale: “gli epidemiologi conoscono bene i rischi”

In quegli istanti, la trasmissibilità tra persone spicca verso l’alto, ed è lì che si possono manifestare inizialmente alcuni piccoli focolai sparsi per tutto il territorio nazionale. Che però si possono tenere sotto controllo, con test diagnostici, tracciamento, isolamento e cura dei pazienti colpiti. Tuttavia, quelli diventano i segnali che avvisano di una tempesta per il sistema sanitario nazionale che è prossima da venire.

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Il Comitato dei familiari delle vittime del Coronavirus in piazza per protestare contro la gestione della pandemia – photo web source

“Gli epidemiologi, così come i vigili del fuoco, sanno bene il rischio che comporta un focolaio”, spiega il generale nel suo report. In quei giorni la gestione dei contatti diventa un’azione fondamentale, “un processo che ha come obiettivo il contenimento della pandemia nella sua fase iniziale rallentando la diffusione del virus, spostando in avanti l’onda pandemica, mitigandone gli effetti, riducendo al minimo il tasso di attacco clinico, il tasso di mortalità e i danni che ne derivano per la collettività”.

Come andrebbe affrontata la pandemia di Coronavirus nelle fasi iniziali

Un’utilità, però, quella della “gestione dei contatti“, molto impegnativa, che richiede molte energie e che si limita alla fase iniziale, prima che si formi la vera e propria onda pandemica. Oppure nel periodo tra un’onda e l’altra.

“La seconda linea di difesa comprende test, tracciamento e disposizioni sanitarie restrittive di quarantena della libertà personale dei “casi” e dei “contatti,” e interventi non farmaceutici (INF)”, spiega ancora il generale. Precisando che, tuttavia, “se seconda linea di difesa non tiene deve essere pronta la terza e ultima”.

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Il Comitato dei familiari delle vittime del Coronavirus in piazza per protestare contro la gestione della pandemia – photo web source

Ovvero “il sistema ospedaliero, i posti in pneumologia e in terapia intensiva, il personale sanitario che deve poter operare in sicurezza, pronto a gestire gli ammalati”.

Giovanni Bernardi

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