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Coronavirus: castigo divino o creazione dell’uomo?

L’ “Atto di dolore” contiene queste parole ” … perché peccando ho meritato i tuoi castighi … “. Cosa ha a che fare questo col Coronavirus?

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Partendo da questo e pensando ad altri episodi riportati nella Sacra Scrittura, ci interroghiamo sui castighi divini.
Ci sarà capitato, in questo periodo di pandemia da Coronavirus, di domandarci se questa tragedia non sia voluta -in qualche modo- dal cielo, per punire gli empi della Terra e quest’epoca relativista.

Coronavirus: è un castigo di Dio?

A questa difficilissima -quanto teologica- domanda ha cercato di rispondere il Domenicano Padre Angelo.

“Dio è Bene Sommo, è Misericordia infinita, è carità eterna. Si dice che Dio castighi nel senso che permette che l’uomo si infligga del male, oppure nel senso che non elargisce la sua Misericordia o la sua grazia a quanti la rifiutano.
In questo secondo caso, Dio permette che l’uomo sia in balìa del maligno o dei suoi nemici, i quali potrebbero colpire anche in maniera molto dura. Ma questo Dio lo permette, potrei dire, ancora per usare all’uomo Misericordia: perché si ravveda e si converta e perché sia un ammonimento per tutti”.

Il peccato di ognuno, il peccato di tutti

Il peccato induce l’uomo all’allontanamento volontario da Dio, quindi non è Dio ad abbandonarci, ma noi a rinunciare alla sua grazia. Lo diceva anche Sant’Agostino: “Dio non abbandona a meno che prima non venga abbandonato”.
Ma c’è da considerare un altro aspetto fondamentale, che ci riporta al concetto del Corpo mistico di Cristo, la Chiesa, nonché “unione” di ogni essere umano.

Giovanni Paolo II diceva, infatti: “In virtù di una solidarietà umana, tanto misteriosa e impercettibile quanto reale e concreta, il peccato di ciascuno si ripercuote, in qualche modo, sugli altri. È, questa, l’altra faccia di quella solidarietà che, a livello religioso, si sviluppa nel profondo e magnifico mistero della comunione dei Santi, grazie alla quale si è potuto dire che “ogni anima che si eleva, eleva anche il mondo”.

A questa legge dell’ascesa corrisponde, purtroppo, la legge della discesa, sicché si può parlare di una “comunione nel peccato”, per cui, un’anima che si abbassa per il peccato, abbassa con sé la Chiesa e, in qualche modo, il mondo intero.

In altri termini, non c’è alcun peccato, anche il più intimo e segreto, il più strettamente individuale, che riguardi esclusivamente colui che lo commette.
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Ogni peccato si ripercuote, con maggiore o minore veemenza, con maggiore o minore danno, su tutta la compagine ecclesiale e sull’intera famiglia umana. Secondo questa prima accezione, a ciascun peccato si può attribuire indiscutibilmente il carattere di peccato sociale”.
Per questo, è bene pregare sempre e chiedere a Dio perdono per il peccato del mondo, anche quando noi potremmo dirci, in tutta coscienza, “in grazia di Dio”. Ricordiamocene anche quando l’emergenza da Cononavirus sarà terminata.

Antonella Sanicanti

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