Anziani ottengono un bambino con l’utero in affitto, i servizi sociali glielo tolgono

Anziani ottengono un bambino con l'utero in affitto, i servizi sociali glielo tolgonoUna coppia di anziani ha esaudito il desiderio di diventare nuovamente genitori affidandosi alla maternità surrogato. Data la loro età (63 e 65 anni) non era loro possibile adempiere al desiderio naturalmente e, esistendo la possibilità, hanno commissionato ad una coppia più giovane la fase di procreazione dietro pagamento di una cifra onerosa (100.000 sterline). Sin dall’inizio il desiderio della coppia è stato ostacolato, in un primo momento, infatti, le cliniche britanniche hanno rifiutato la loro richiesta poiché li consideravano troppo anziani per prendersi cura adeguatamente di un bambino ed impedito che la nascita avesse luogo.

Decisi a superare l’ostacolo, i due coniugi hanno ricorso ad un sotterfugio, ovvero hanno chiesto alla coppia donatrice (la madre surrogato ed il donatore) di registrarsi come i genitori del piccolo, quindi il bambino è stato adottato legalmente dalla coppia. Ottenuta la custodia del bambino, i problemi non sono finiti: i servizi sociali hanno fatto visita alla coppia per sincerarsi che il bambino avesse tutto ciò di cui necessitava ed hanno ammonito la coppia dicendo loro che avrebbero dovuto migliorare le modalità di cura del piccolo.

Il controllo dei servizi sociali e la decisione di togliere la patria potestà

Il controllo di quest’anno da parte dei servizi sociali non ha fatto registrare alcun miglioramento nella cura del bambino, dunque è stato ritenuto necessario togliere l’affidamento alla coppia di anziani poiché giudicati non idonei al ruolo di genitori. La coppia ha quindi intrapreso una battaglia legale per ottenere nuovamente l’affidamento del figlio, ma ci sono poche possibilità che le loro richieste vengano accolte.

Un caso di questo tipo ci porta a chiederci: se esiste il diritto di avere un figlio, qual è il criterio in base al quale questo viene revocato? I due anziani saranno stati, forse, inadatti al ruolo di genitori, ma allora perché costruire un sistema in cui, in un modo o nell’altro, si può ottenere un figlio (non procreato) se poi questa possibilità non è alla portata di tutti? In questo caso, infatti, il desiderio di questa coppia è stato alimentato dall’esistenza della maternità surrogato, e reso possibile da un cavillo legale, per poi essere revocato sulla base di valutazioni prevedibili già prima dell’affidamento.

Luca Scapatello

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