Commento al Vangelo: Siate caritatevoli, questa è la ricompensa

Ostentare non curarsi del prossimo questa la condanna del Vangelo di oggi. Chi ama non fa così. Il nostro Padre Guy ci offre una chiave di lettura al Parola di oggi.

Padre Guy medita il Vangelo
La meditazione sul Vangelo di domenica 29 Settembre 2019 del nostro Padre Guy. Un momento per comprendere meglio il significato contenuto nella Parola di oggi.

Commento al Vangelo secondo Luca 14,1.7-14

L.d.M. – In questa 26a domenica del tempo ordinario, la liturgia ci propone di meditare sulla parabola del ricco e del povero Lazzaro. Padre Guy chi sono il ricco e Lazzaro?

P.Guy – Carissimi fratelli e carissime sorelle, pace e bene!  Il ricco e il povero Lazzaro sono due personaggi che traducono la realtà del mondo di oggi. Nel racconto, solo il povero è nominato, si chiamava Lazzaro, (e stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe), mentre il ricco viene solo descritto: “C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti”.

L.d.M. – Come mai?

La ricchezza non è sempre peccato

P.Guy – Luca, raccontando questa parabola, vorrebbe, non soltanto dimostrarci il carattere ostentatore del ricco, ma soprattutto avvertirci della sorte di colui che non si arricchisce nel Signore, cioè di chi non condivide. La ricchezza in sé non è un peccato, ma è peccato la ricchezza che permette che i poveri muoiano. E’ peccato la mancanza di solidarietà che divide gli uomini e consente che alcuni nuotino nell’abbondanza e altri periscano in un mondo di fame e di miseria.

L.d.M. – Come viene descritto questo concetto nel brano evangelico?

P.Guy – Secondo il racconto, nel momento della morte, il ricco va nell’infermo. Ci va non perché è ricco, ma perché non ha saputo prendere la vita come un dono e non ha offerto il suo aiuto al povero infermo e affamato che stava morendo alla sua porta; viveva per se stesso, non permetteva al povero di sfamarsi di ciò che cadeva dalla sua mensa.

E’ proprio questo atteggiamento che viene condannato dalla prima lettura: “Guai agli spensierati di Sion e a quelli che si considerano sicuri sulla montagna di Samaria! Distesi su letti d’avorio e sdraiati sui loro divani mangiano gli agnelli del gregge e i vitelli cresciuti nella stalla. Canterellano al suono dell’arpa, (…); bevono il vino in larghe coppe e si ungono con gli unguenti più raffinati” (Cf Am 6, 1.4-6); Luca ci dice ancora: “Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione. Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete” (Lc 6,24-25).

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La Carità

L.d.M. – Un inno alla carità

P.Guy – Si, carissimi. Non possiamo vivere nell’egoismo, nell’avidità. Nella seconda lettera, San Paolo consigliandoci ci dice: “Tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni” (1 Tm 6, 11-12). Peraltro, Luca ci dice «guardiamoci e teniamoci lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni» (Cf Lc12, 15).

L.d.M. – Come porci dunque alla luce di questo Vangelo?

P.Guy – Facciamoci delle domande. Quante persone muoiono di fame davanti ai nostri occhi? Quante volte abbiamo girato le spalle per non aiutare chi ci chiedeva qualche cosa? Per non sentire chi ci parlava? Qualche volta le deridiamo, le prendiamo in giro. Ricordiamoci della regola d’oro “fate agli altri ciò che vorreste che gli altri facciano anche a voi” (Cf. Mt 7,12). Colui che vive così, cioè nell’egoismo, è condannato da Dio.

La condanna e la ricompensa nel Vangelo di oggi

L.d.M. – In cosa consiste questa condanna secondo il Vangelo di oggi?

P.Guy – La condanna consiste in questo: la persona che ha scelto questa forma di esistenza che è contraria al mistero di Dio e della vita, resta priva della grazia dell’amore di Dio che salva, vive senza l’incontro d’amore con gli altri. Dobbiamo sapere che colui che pensa di essere ricco in questo mondo e vive nell’egoismo è povero davanti a Dio; invece colui che vive la povertà, evangelicamente parlando, cioè la condivisione, è ricco davanti a Dio. È il caso di Lazzaro che si ritrova in Paradiso.

Ciò significa che ha consegnato la sua vita nelle mani degli angeli di Dio, che sono il segno del suo amore, della sua parola e della sua influenza sulla nostra vita. Gesù, a Pietro che gli aveva fatto la domanda «Noi abbiamo lasciato tutte le nostre cose e ti abbiamo seguito»? gli aveva risposto cosi «In verità vi dico, non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà».(Lc 18, 28-30).

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L.d.M. – Questa è la ricompensa che ci attende

P.Guy – Si, cari miei. Non dobbiamo avere paura di aiutare, di condividere con gli altri che sono nel bisogno, basta di osservare la prima comunità apostolica “Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore. Atti (2,44-46): C’è più gioia nel dare che nel ricevere (Cf Atti 20, 35).

La Preghiera di Padre Guy al Vangelo di oggi

Signore, alto si leva il lamento dei tanti esclusi che, a un passo da noi, bussano alla porta del nostro cuore, delle nostre comunità, delle nostre case e città. Il “non” di oggi, l’abisso di oggi, sarà l’abisso di sempre, ma sempre, in ogni istante, allo spiraglio di una porta aperta farà da contrappeso un passo avanti, un angolo di cielo stellato, una luce accesa sulla via della salvezza, uno scorcio mirabile del tuo volto.

Padre Guy medita la Parola di oggi

Chi è Padre Guy

Per i fratelli e le sorelle che seguono la Luce di Maria, anche negli incontri periodici di preghiera, Padre Guy non ha bisogno di presentazioni. Più volte ci ha infatti accompagnato sia nei pellegrinaggi (Medjugorje, Collevalenza, Montecassino, San Vittorino) che nelle celebrazioni donandoci sempre momenti di profonda riflessione con le sue omelie e le sue catechesi.

Padre Guy-Léandre NAKAVOUA LONDHET  viene consacrato sacerdote il 17.07.2005 in Congo a Brazzaville. Ha iniziato i suoi primi passi come sacerdote proprio nella parrocchia di cui ora è parroco, Santa Brigida di Svezia a Roma nella borgata di Palmarola. Era il 13.09.2005 e non sapeva neanche una parola di Italiano.

Perché è in Italia

Padre Guy si trovò improvvisamente proiettato in una realtà completamente nuova: “Nella nostra Congregazione abbiamo la possibilità di scegliere tre paesi dove vogliamo esercitare il ministero sacerdotale ed essere missionari. Avevo scelto: Gabon, Messico e l’Isola della Riunione sull’Oceano Indiano. Il Consiglio Generale, che ha il diritto di mandarci dove trova più necessità. Mi propose dunque (ce lo dice con un meraviglioso sorriso) di venire in Italia a Roma.

“Che c’è da fare a Roma con tutte le chiese, che riempiono il suo territorio, esisterebbe ancora uno spazio per la missione? Sinceramente non volevo venire in Italia, non me la sentivo, ma un confratello mi aveva detto: Vai e vedrai!. Per l’obbedienza dissi di sì e decisi di venire.

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