Vangelo di oggi 30 Giugno: Seguire Cristo? Siate veri discepoli

“Come seguire Cristo?”

Ci risponde il nostro Padre Guy nel commento alle letture ed al Vangelo di oggi.

Padre Guy medita il Vangelo

La meditazione del Vangelo di questa domenica del nostro Padre Guy. Un momento per comprendere meglio il significato contenuto nella Parola di oggi.

Commento al Vangelo secondo Luca 9,51-62

L.d.M. – Oggi, in questa XIII Domenica del tempo ordinario, il liturgista ci pone dinanzi un brano tratto dal Vangelo di Luca molto intenso. Un brano che parla a tutti noi in modo molto esplicito sul come mettersi alla sequela di Cristo.

Essere alla sequela di Cristo

P. Guy – Carissimi, pace e bene. Questo Vangelo è molto importante su come dobbiamo intendere il nostro seguire Gesù. Il tema della nostra meditazione sarà infatti il seguente: “come si diventa discepolo di Cristo?”

L.d.M. – Padre Guy, come si diventa discepolo di Gesù?

P. Guy – Nei Vangeli, troviamo diversi passi che ci parlano delle condizioni per seguire Gesù: portare la sua croce, rinnegare se stesso (Mt 16, 24-27); avere l’amore per il prossimo (Gv 13, 34-35). Nel Vangelo di oggi, Luca aggiunge che per seguire Gesù non è permesso tornare indietro «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

L.d.M. – Mettendoci alla sequela di Cristo, qual è dunque la nostra missione?

P. Guy – Carissimi, dal battesimo tutti siamo diventati cristiani cioè quelli che seguono Cristo, quelli che considerano Cristo come il paradigma della loro vita. Perché siamo diventati discepoli, semplicemente per portare la buona novella ai confini della terra: “La messe è abbondante ma pochi sono gli operai” (Lc 9, 57); “Io vi ho scelto e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15,1-17).

vangelo

Vangelo di oggi: come esseri discepoli

L.d.M. – Chi è e come si diventa discepolo?

P. Guy – Il discepolo è il collaboratore di Gesù. Per assumere questa funzione, occorre configurarsi a Lui. Dunque, per essere discepolo, non si tratta più di essere battezzato o chiamato, ma si tratta di rispettare le sue condizioni, mettere in pratica la sua parola “non chiunque dice Signore, Signore entrerà nel Regno dei Cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio” (Mt 7, 21-23). Il consiglio, l’invito di San Paolo è di importanza capitale per chi vuole seguire Cristo: “fratelli, camminate secondo lo Spirito Santo per non compiere le opere della carne, che sono: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose; Invece le opere dello Spirito Santo sono: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo” (Gal 5, 16-22).

L.d.M. – Le opere della carne sono quelle che spesso ci fanno confondere il senso del concento di libertà?

P. Guy – Certo, carissimi. Noi siamo stati creati liberi, ma attenzione, la libertà non vuole dire trascurare gli insegnamenti del Maestro, “fare come mi pare, come voglio”. San Paolo nella seconda lettura ci dice che “siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne”. Quanti di noi usano un pretesto per giustificare i loro peccati, i loro errori? Non rendendosi conto che Dio, che vede nell’invisibilità, li vede.

L.d.M. – Padre Guy com’è il comportamento di Giacomo e Giovanni in questo brano di oggi?

P. Guy – Nel Vangelo, Giacomo e Giovanni, discepoli di Cristo si sono comporti in modo indegno chiedendo la discesa del fuoco sui samaritani. Vorrebbero distruggere la città che impedisce a Gesù di passare sul proprio territorio perché era diretto a Gerusalemme. Gesù li rimproverò perché hanno dato uno cattivo esempio, hanno usato il potere di Dio per il proprio vantaggio. Quanti cristiani maledicono delle persone che, secondo loro, hanno fatto del male? Alcuni sviluppano pensieri cattivi verso i loro malfattori. Non si può essere discepoli con un tale atteggiamento.

L.d.M. – Come si deve dunque seguire Cristo?

P. Guy – Per seguire Cristo occorre abbandonare tutto, non guardare più indietro cioè al passato: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

L.d.M. – Quanto è difficile abbandonarsi a Cristo?

P. Guy – Siamo talmente attaccati ai beni e ai piaceri di questo mondo, che non ruisciamo a servire Cristo nei nostri fratelli e nelle nostre sorelle. La ricerca del benessere ci sta portando via la fede, i valori cristiani. Di conseguenza, la preghiera, la messa, i sacramenti, hanno perso il loro valore e senso nella nostra vita. L’unico nostro bene a cui dovremmo attingere è Cristo, “Sei tu, Signore, l’unico mio bene.”(Sal 15). Veramente il Signore è l’unico bene che possiamo desiderare perché, tutto passerà tranne la sua Parola; perché tutto è stato creato da lui, con lui e per lui; perché lui è la pienezza. Niente sulla terra può soddisfare l’uomo.

Preghiamo con Padre Guy

Preghiamo il Signore, gli uni gli altri, affinché ci aiuti a non tornare più indietro, ma a seguirlo per sempre per portare il Suo Vangelo nel mondo.

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Padre Guy medita il Vangelo di oggi

Chi è Padre Guy

Per i fratelli e le sorelle che seguono la Luce di Maria, anche negli incontri periodici di preghiera, Padre Guy non ha bisogno di presentazioni. Più volte ci ha infatti accompagnato sia nei pellegrinaggi (Medjugorje, Collevalenza, Montecassino, San Vittorino) che nelle celebrazioni donandoci sempre momenti di profonda riflessione con le sue omelie e le sue catechesi.

Padre Guy-Léandre NAKAVOUA LONDHET  viene consacrato sacerdote il 17.07.2005 in Congo a Brazzaville. Ha iniziato i suoi primi passi come sacerdote proprio nella parrocchia di cui ora è parroco, Santa Brigida di Svezia a Roma nella borgata di Palmarola. Era il 13.09.2005 e non sapeva neanche una parola di Italiano.

Perché è in Italia

Padre Guy si trovò improvvisamente proiettato in una realtà completamente nuova: “Nella nostra Congregazione abbiamo la possibilità di scegliere tre paesi dove vogliamo esercitare il ministero sacerdotale ed essere missionari. Avevo scelto: Gabon, Messico e l’Isola della Riunione sull’Oceano Indiano. Il Consiglio Generale, che ha il diritto di mandarci dove trova più necessità. Mi propose dunque (ce lo dice con un meraviglioso sorriso) di venire in Italia a Roma.

“Che c’è da fare a Roma con tutte le chiese, che riempiono il suo territorio, esisterebbe ancora uno spazio per la missione? Sinceramente non volevo venire in Italia, non me la sentivo, ma un confratello mi aveva detto: Vai e vedrai!. Per l’obbedienza dissi di sì e decisi di venire.

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