Vangelo di giovedì 20 maggio: riflessione di Paolo de La Luce di Maria – Video

Dobbiamo avere la consapevolezza di riuscire a desiderare questo: di avere nel cuore il desiderio intimo di una relazione con Dio

Riflessioni di Paolo de La Luce di Maria

In questo Vangelo Gesù dice: “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola – quindi sta parlando di noi! – perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato“. Per me ciò che è più evidente in questo Vangelo è l’univocità: Gesù ci chiama ad essere una cosa sola con lui, quindi più uniti possibile vuol dire anche più simili possibile.

Gesù dice inoltre: “perché il mondo creda che tu mi hai mandato”, usa quindi la parola “credere”, quindi avere fede. Questo è il perno su cui si basa la nostra esperienza cristiana: non si basa sulla conoscenza tecnica, non si basa su sei comportamenti inappuntabili, ma si basa sull’amore di Dio, sull’univocità di questo amore che è rivolto a noi, sulla Sua misericordia… Ma sopra ogni cosa sulla fede in lui, credendo che Dio è veramente nostro Padre e che Gesù è davvero quel punto di congiunzione col quale ognuno di noi è chiamato a un profondo incontro.

Noi non siamo fatti per credere “tanto per”. Non siamo fatti per avere una fede scaramantica. Non siamo fatti per prenotare il Paradiso attraverso delle regole: siamo fatti per amare e per essere amati. Non siamo fatti per piacere, siamo fatti per amare.

Le distrazioni del mondo

Il problema di questo mondo è che ci sta sempre più convincendo che siamo fatti per piacere agli altri, quando poi non piacciamo nemmeno a noi stessi. Credo che allora questo Vangelo ci sta invitando a fare quello che fa Gesù: “In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò”: ogni tanto bisogna alzare gli occhi al cielo, bisogna guardare le meraviglie del creato, bisogna rivolgere le nostre attenzioni all’amore di Dio.

Purtroppo invece così spesso abbiamo lo sguardo rivolto verso il basso. Potremmo chiederci: davvero uno sguardo che cambia angolazione può cambiare la propria vita spirituale? Sì.

C’era un periodo che andavo spesso ad adorare il Signore in una chiesa dove il mercoledì oltre all’adorazione facevano anche un rosario meditato con delle preghiere di guarigione e liberazione davanti al Santissimo Sacramento. Il Santissimo, che è Gesù, è il Cielo, la nostra meta più alta e più ambita. Mentre io guardavo il Santissimo mi capitava di avere delle distrazioni, perché il male che è furbo, trova tutti gli incastri affinché noi ci distraiamo e non guardiamo il Cielo, guardiamo le cose di questo mondo che ci allontanano dal Signore.

Oggi meditiamo su questa parola: “Alzàti gli occhi al Cielo, pregò”. Noi dobbiamo rivolgere il nostro sguardo a Lui! Non possiamo distrarci, perché quando ci distraiamo entriamo in una direzione che è quella del mondo!

Lo sguardo giusto

Quando ci mettiamo a mangiare e abbiamo la televisione accesa, al 90% non parleremo ma guarderemo la tv, e se anche parleremo parleremo di quello che guardiamo in tv, quindi tra di noi si annulla la relazione. Allora cosa significa questo? Che anche la tv è una distrazione! Anche il computer, anche il telefonino sono delle distrazioni. Quante distrazioni abbiamo durante il giorno? Camminiamo per strada e ci distraiamo, torniamo a casa e c’è il computer, lo smartphone… In ogni istante siamo distratti.

L’unico modo per tornare a guardare il Signore è alzare gli occhi al Cielo. Anche questo è importante: la postura con la quale si prega. Si potrebbe dire: io dico un rosario al giorno. Ma quando dico quel rosario a cosa penso? Ai Misteri o al numero delle Ave Maria che ho detto? Penso a questo o guardo l’orologio? Non è così la preghiera. Quando andiamo a Messa e guardiamo l’orologio per guardare a che ora mettere l’acqua a bollire, queste sono distrazioni.

Non perché noi siamo colpevoli di questo, ne siamo vittime, ma poi diventiamo vittime consapevoli. Infatti, se non lo so è un conto, quando però comincio a capirlo, è un altro. Dobbiamo quindi avere questa capacità, questa sensibilità di arrivare a comprendere dove stiamo guardando nella nostra vita. Quando guardiamo il mondo non abbiamo l’attenzione rivolta verso il Signore.

Dobbiamo avere la consapevolezza di riuscire almeno a desiderare questo: avere nel cuore il desiderio intimo di una relazione con Dio. Per questo Gesù dice “Una cosa sola”: se siamo distratti, di certo con Gesù non possiamo essere una cosa sola, perché Gesù non è il nostro unico pensiero in quel momento.

Noi dobbiamo guardare in alto: il Signore ci invita a farlo perché forse è l’unico modo per entrare in relazione in modo ancor più intimo col Signore Gesù. Chiediamo che ognuno di noi sappia guardare il Cielo, perché se l’ha fatto Gesù, sicuramente è qualcosa che dobbiamo fare anche noi come Gesù ci ha insegnato, e se lo fa lui vuol dire che è il modo giusto per guardare il Signore.

Sia lodato Gesù Cristo.

Redazione

Paolo è il fondatore della Luce di Maria, è un laico, padre di famiglia e sposato in chiesa.
Tutte le sere alle ore 00:00 recita in diretta Facebook e Youtube de La Luce di Maria, il Santo Rosario che accompagna con delle riflessioni spontanee sulla Parola del Vangelo del giorno a venire.

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