Come può il divieto di usare i social indurre una ragazzina a morire

Il dramma di una quattordicenne e dei suoi genitori, getta una terribile luce sulla dipendenza dai social e sullo smarrimento di una dimensione di comunità in cui le relazioni umane sembrano ormai avere tristemente lasciato il posto a quelle virtuali, mediate dalla tecnologia. 

La giovane nel momento in cui le sono stati vietati i social ha compiuto il gesto più doloroso di tutti, gettando famiglia, amici e tutti i suoi conoscenti nello sgomento.

bambina
photo web source

La tragedia è avvenuta a Manerba, in provincia di Brescia. La giovane ha lasciato nello zainetto alcune lettere rivolte ai suoi cari per spiegare la sua scelta. La piccola, dopo un divieto da parte dei genitori di utilizzare il telefonino per accedere ai social, ha deciso di gettarsi nel vuoto e togliersi la vita.

Il doloro e il bisogno di riflettere sulla tragedia

Un dramma che fa letteralmente rabbrividire e che chiede alla comunità cristiana la vicinanza con la preghiera alla sua famiglia e a tutti i giovani che vivono in uno stato di enorme disagio di fronte al dominio della tecnologia sulle relazioni umane reali, piuttosto che virtuali. Quando mamma e papà hanno dato alla giovane il loro “no” categorico per l’utilizzo di social come Tik Tok, Instagram e Facebook, spiegandole che era ancora troppo piccola, la ragazza non è riuscita a sopportare il dramma che questo divieto aveva generato in lei. 

Eppure, paradossalmente, proprio quel dramma rinforza la motivazione dietro il divieto posto dai genitori, vale a dire la pericolosità dell’utilizzo dei social da parte dei più piccoli e indifesi. In rete si trova infatti di tutto, e i ragazzini possono facilmente incappare in pericoli più grandi di loro. Oltre a questo, centinaia di studi dimostrano ormai come quella dei telefonini sia una vera e propria dipendenza, assimilabile a quelle dovute al fumo, all’alcool o alle sostanze stupefacenti.

Navigare in rete o sui social infatti stimola alcune parti del cervello umano producendo dopamina e portando l’utente a un bisogno sempre maggiore di quello stesso strumento, tanto che oggi stanno nascendo uno dietro l’altro veri e propri centri di disintossicazione dai telefonini. Eppure quel divieto categorico non è bastato, nel caso della piccola, ad arginare il male. Come scrive l’edizione bresciana del Corriere della Sera, la ragazzina aveva appena superato l’età di 14 anni per accedere ai social e non riusciva ad accettare il divieto dei genitori, perché si sentiva l’unica tra le sue compagne a non potere avere accesso alle piattaforme social.

Le parole di Papa Francesco e il dolore straziante della famiglia

Viveva quella sua condizione come una vera e propria ingiustizia che non riusciva a sopportare. Così ha deciso che senza i social non varrebbe la pena vivere, tanto da gettarsi nel vuoto e togliersi la sua stessa vita. Si è lanciata da una montagna, scrive il quotidiano lombardo, e ha raggiunto il luogo dove era stato in gita e ha lasciato a terra il suo zainetto da studentessa, appoggiandolo a un sasso per essere certa che non potesse essere perduto. 

Dentro quello zaino c’erano infatti le sue drammatiche lettere, scritte per i familiari, in cui spiegava le motivazioni del suo gesto. In quelle lettere struggenti la giovane chiese di essere ricordata, di non essere dimenticata. L’allarme è stato lanciato da alcuni turisti della zona che l’hanno vista precipitare nel dirupo. Sul posto sono accorsi all’istante carabinieri, l’elisoccorso, un’ambulanza, persino due mezzi navali della Guardia Costiera, i Vigili del fuoco e il Nucleo sommozzatori. Non c’è stato nulla da fare.

La famiglia nel necrologia riporta le parole di Papa Francesco: “Abbiate il coraggio di essere felici”. A celebrare il funerale il parroco don Matteo Selmo, amico di famiglia, noto sui social per avere cantato in chiesa la canzone vincitrice di Sanremo del cantante Blanco, invitato mesi dopo dalla Cei per esibirsi in piazza San Pietro. Ironia dello sorte, lo stesso cantante, che spopola sui social, viene da quelle stesse zone, nello specifico da Calvagese, distante solamente 5 chilometri da Soiano, il paese della ragazzina deceduta.

Un dramma che dimostra oggi più che mai il bisogno di fermarsi tutti, a riflettere, di guardare in faccia non solo il luccichio della società contemporanea, ma anche quanto male sia nascosto, in maniera insidiosa, dietro tutto quello che viene proposto oggi ai giovani. Sui social, in rete, su ogni tv e giornale, praticamente su qualsiasi mezzo di comunicazione che abbia a che fare con il mondo virtuale e dell’industria culturale. Così pericoloso da fare pensare a una giovane vita che non valesse più la pena viverne senza. 

Impostazioni privacy