Come fare per sapere se una persona è veramente “discepolo”?

C’è un tratto saliente del discepolo che permette di mostrare se ognuno di noi lo è veramente, incarnando nella propria vita gli insegnamenti che Cristo ci ha donato attraverso la Sua Parola. 

Lo ha spiegato Papa Francesco durante l’Angelus, commentando il passo delle Beatitudini.

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Il passo del Vangelo che oggi il Papa ha commentato è quello delle Beatitudini, e Begoglio ha messo al centro dell’attenzione il fatto che Gesù, in mezzo alla folla che era venuto ad ascoltarlo, focalizza la sua attenzione sui discepoli, le cui identità sono definite proprio dalle stesse Beatitudini di cui oggi parla il Vangelo. 

Gesù capovolge la logica del pensiero mondano

Oltre a questo, ha spiegato il Papa, si dice anche che gli stessi discepoli sono “beati perché poveri”. Potrebbe infatti sembrare un paradosso, rispetto alle logiche del mondo contemporaneo, in cui siamo portati a credere che solo coloro che ottengono ricchezza e successo possano essere ricchi.

Gesù, al contrario, capovolge pesantemente questa logica mondana, come l’ha definita il Papa. Spiegando che “il discepolo di Gesù non trova la sua gioia nel denaro o in altri beni materiali, ma nei doni che riceve ogni giorno da Dio: la vita, il creato, i fratelli e le sorelle, e così via”.

“Anche i beni che possiede, è contento di condividerli, perché vive nella logica di Dio che è la gratuità”, ha affermato il Papa. “Questa povertà è anche un atteggiamento verso il senso della vita: il discepolo di Gesù non pensa di possederlo, di sapere già tutto, ma sa di dover imparare ogni giorno. Perciò è una persona umile, aperta, aliena da pregiudizi e rigidità”.

Chi è troppo attaccato alle proprie idee segue Gesù

Ricordando il Vangelo di domenica scorsa in cui Pietro lasciò la sua barca per seguire il Signore. Dimostrandosi “docile”. “Invece, chi è troppo attaccato alle proprie idee e alle proprie sicurezze, difficilmente segue davvero Gesù”, ha commentato il Papa. “Magari lo ascolta, ma non lo segue. E così cade nella tristezza”.

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Questo perché  “i conti non gli tornano, perché la realtà sfugge ai suoi schemi mentali e si trova insoddisfatto”. Al contrario, “il discepolo sa mettersi in discussione, sa cercare Dio umilmente ogni giorno, e questo gli permette di addentrarsi nella realtà, cogliendone la ricchezza e la complessità”. Accettando cioè “il paradosso delle Beatitudini”.

Le stesse che “dichiarano che è beato, cioè felice, chi è povero, chi manca di tante cose e lo riconosce”. “Umanamente, siamo portati a pensare in un altro modo: è felice chi è ricco, chi è sazio di beni, chi riceve applausi ed è invidiato da molti. Gesù, al contrario, dichiara fallimentare il successo mondano, in quanto si regge su un egoismo che gonfia e poi lascia il vuoto nel cuore”.

Qual è tratto saliente del discepolo? La gioia del cuore

Insomma, “davanti al paradosso delle Beatitudini il discepolo si lascia mettere in crisi, consapevole che non è Dio a dover entrare nelle nostre logiche, ma noi nelle sue. Questo richiede un cammino, a volte faticoso, ma sempre accompagnato dalla gioia. Perché, ricordiamoci, la prima parola di Gesù è: beati. È questo il sinonimo dell’essere discepoli di Gesù”.

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Il Signore libera infatti “dalla schiavitù dell’egocentrismo, scardina le nostre chiusure, scioglie la nostra durezza, e ci dischiude la felicità vera, che spesso si trova dove noi non pensiamo”. Il Papa allora ha invitato a chiederci: “Io ho la disponibilità del discepolo? O mi comporto con la rigidità di chi si sente a posto, per bene, arrivato? Mi lascio “scardinare dentro” dal paradosso delle Beatitudini, o rimango nel perimetro delle mie idee? E poi, al di là delle fatiche e delle difficoltà, sento la gioia di seguire Gesù?”.

“Questo è il tratto saliente del discepolo”, ha concluso il Pontefice. “La gioia del cuore. Questa è la pietra del paragone, per sapere se una persona è discepolo. Questo è il punto. La Madonna, prima discepola del Signore, ci aiuti a vivere come discepoli aperti e gioiosi”.

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“Le notizie che arrivano dall’Ucraina sono molto preoccupanti”, ha inoltre commentato Francesco al termine dell’Angelus, con dolore e preoccupazione. “Affido all’intercessione della Vergine Maria, e alla coscienza dei responsabili politici, ogni sforzo per la pace. Preghiamo in silenzio”.

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