
La CitizenGo ha deciso di fare causa al Comune di Roma, dopo le ultime censure che sono state fatte alle iniziative della nota Fondazione di ispirazione cristiana, che si occupa, a più livelli, di sostenere e difendere la dignità umana.
Si tratta, secondo i membri del gruppo -e anche secondo noi- di vere e proprie ristrettezze e disquisizioni, rispetto alla libertà di opinione e di espressione.
Non molti giorni fa, la CitizenGo, per la nota Campagna #stopaborto, aveva affisso a Roma, (come concordato e promesso ai suoi sostenitori) dei cartelloni (50 in tutto) pro life, riportanti slogan come “L’Aborto è la prima causa di Femminicidio nel mondo”.
Ebbene, quei cartelloni e i manifesti, simbolo dell’opinione diffusa di coloro che condannano l’interruzione volontaria di gravidanza, sono stati tutti rimossi.
Della Campagna #stopaborto, e delle manifestazioni conseguenti, si è parlato troppo e male, definendola un’operazione “scandalosa”, perché, pur essendo a favore della vita umana, lede la libertà della donna.
Senza contare che uno dei membri autorevoli della CitizenGo Italia, ha ricevuto delle minacce palesi: ha trovato sul muro, adiacente la sua abitazione, la scritta “Eutanasia per Savarese”.
“Non credere che questa vicenda riguardi solo chi vive a Roma. Non fare quest’errore madornale! Questo è un caso gravissimo per tutta Italia. Se non reagiremo a Roma, nella Capitale, tutte le altre amministrazioni seguiranno l’esempio, senza paura di alcuna nostra reazione. Ovunque.
Non possiamo permettere che passi il principio per cui un Comune – qualsiasi Comune – può decidere chi è libero di esprimersi e chi no in Città. Quali sono le campagne “lecite” e quali no.
Antonella Sanicanti