La catechesi de “I Cinque passi al Mistero”, di cui qui sotto riproduciamo l’audio, risale al 21 Novembre del 2008.
Ha come titolo “Molti dicono: Io credo in Dio. Io non credo nella Chiesa ”.
La catechesi è un’ottima occasione perché la Chiesa stia al servizio della gente, rispondendo ad alcune domande per farsi meglio comprendere, qualora ci fosse una sorta di umana e comprovata sfiducia nei confronti della istituzione-chiesa e dei suoi rappresentanti.
Chi crede in Dio si pone spessissimo -ed è giusto che lo faccia- delle domande, in merito alla corrispondenza reale tra ciò che implica la fede in Dio, nella sua Parola, e come la Chiesa la mette in pratica.
Questo brano esprime esattamente come un cristiano dovrebbe comportarsi, nei confronti di coloro che incontra, non solo se mostrano benevolenza, ma anche se ci affrontano a muso duro, convinti delle loro certezze, contrarie alle nostre.
Ma il brano di Pietro esprime anche ciò che ogni esponente della Chiesa dovrebbe preoccuparsi di mostrare agli altri.
Se c’è incongruenza tra prelati e popolo, si rischia di dare un cattivo esempio deleterio, che finirebbe per raffreddare i cuori di coloro che ancora non sono saldi nella fede, allontanandoli per sempre da Cristo.
La Chiesa è responsabile di questi “brutali distacchi” e il Vangelo condanna duramente -ricordiamolo- coloro che sono di scandalo per gli altri, che inficiano il valore della Parola di Dio, ridicolizzandola con il proprio malsano comportamento.
Sicuramente, ognuno dei fedeli che legge questo brano o ascolta la catechesi che segue, ha avuto delle esperienze che potevano dissuadere dal credere, ancora, nelle chiesa. Forse, per un periodo, qualcuno ha desistito dall’essere un cristiano, frequentante i Sacramenti e i riti.
Tutti noi, poi, ci saremmo certamente sentiti ingannati da quanti hanno predicato bene e razzolare malissimo, da quanti potevano fare e non hanno fatto, da quanti non hanno saputo far seguire alle promettenti parole i fatti consequenziali.
In primo luogo, rendiamoci contro che la Chiesa non è solo l’insieme del popolo dei religiosi e delle religiose, ma siamo tutti noi.
L’intera umanità è il Corpo Mistico di Cristo ed ognuno di noi -non solo i religiosi- è un pezzettino di quel Corpo. Dunque, la coerenza che chiediamo ai prelati è la stessa che anche noi dobbiamo mostrare, se siamo intenzionati ad un buon cammino di perfezionamento spirituale.
In secondo luogo, la magnanimità nei confronti di chi sbaglia e si pente deve essere coltivata con amore e dedizione.
E per fare questo, pensiamo a come Gesù stesso si comportò, quando Pietro lo rinnegò per ben tre volte; quando, sapendo che Giuda Iscariota lo avrebbe tradito, accettò ugualmente che facesse parte dei gruppo dei 12; quando perdonò la donna che volevano lapidare; quando richiamò Saul alla santità o Sant’Agostino, dopo una vita dissoluta e lontanissima dalla grazia.
Antonella Sanicanti
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