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Cimitero delle Fontanelle: il luogo delle Anime Purganti, prima dimora di Leopardi

Il culto popolare delle Anime del Purgatorio a Napoli è presente anche nel “Cimitero delle Fontanelle”, al Rione Sanità.

Tra mistero e devozione nel ventre di Napoli le Anime hanno un nome, tanti devoti e una “capuzzella”. 

Il Cimitero delle Fontanelle di Napoli

Un viaggio fra misticismo, devozione e pietà: è questo quello che si intravede e traspare camminando nelle cavità del Cimitero delle Fontanelle di Napoli. Un luogo dove la città si ferma e contempla quante persone l’hanno abitata nel corso dei secoli, quanto sia importante il culto dei morti, quanto sia necessario non perdere il ricordo di chi non c’è più, anche se non se ne conosce il nome.

Il Cimitero delle Fontanelle si trova nel cuore di Napoli, al centro del quartiere Sanità, uno dei più antichi della città che raccoglie i resti di  40 mila persone, vittime dell’epidemia di peste che hanno colpito la città nell’anno 1656 e di quelle del colera dell’anno 1836.

L’adorazione delle Anime pezzentelle

Il Cimitero ha la sua storia legata ad eventi tragici che hanno colpito la città, ma anche alla pura tradizione, come ad esempio il rito, detto “delle Anime pezzentelle“. La devozione e la “sistemazione”, in cambio di protezione, di un teschio umano (detta «capuzzella») al quale corrispondeva un’Anima del Purgatorio abbandonata (detta perciò «pezzentella»).

Il Cimitero delle Fontanelle si snoda in una cavità di circa 30mila metri quadri, vere e proprie cave di tufo. Come racconta il Canonico Andrea de Jorio, nell’anno 1851, Direttore del Ritiro di San Raffaele a Materdei, “verso la fine del Settecento tutti quelli che avevano i mezzi, lasciavano disposizioni per farsi seppellire nelle Chiese. In esse, però, spesso non vi era spazio sufficiente. Allora i becchini, dopo aver finto di aderire alle richieste e aver effettuato la sepoltura per coloro che avevano trovato posto nelle Chiese, a notte fonda, posto il morto in un sacco, se lo caricavano su una spalla e lo andavano a riporre in una delle tante cave di tufo”.

Chi è sepolto nel Cimitero delle Fontanelle?

Così facendo, in breve le cavità della città si riempirono di ossa, specialmente durante le due epidemie del 1656 e del 1836. Nel marzo 1872, il Cimitero fu aperto al pubblico e affidato, dal Comune, al Canonico Gaetano Barbati, il quale eseguì una sistemazione dei resti, secondo la tipologia di ossa (crani, tibie, femori). Organizzò, anche, la prima cava come fosse una piccola Chiesa provvisoria.

Scendendo nelle profondità, si può osservare come il Cimitero sia diviso in navate: da un lato, la navata dei sacerdoti, che accoglie i resti provenienti da Chiese e Congreghe; dall’altro, quella degli appestati, che accoglie i resti di coloro che morirono durante le epidemie; in ultimo, la navata dei “pezzentelli”, che accoglie, invece, le ossa della povera gente.

E’ da ricordare che, fino al 1939, qui erano deposti anche i resti mortali di Giacomo Leopardi, morto di peste a Napoli, prima di essere traslati nel monumento a lui dedicato, presso il Parco Virgiliano di Napoli, dove tuttora riposano.

Le storie delle Anime del Cimitero: il teschio di Lucia

Tante sono le storie di queste Anime abbandonate al proprio destino che vengono “adottate” da comuni cittadini, in attesa anche di un loro miracolo. Un’adozione vera e propria, con tanto di altarino, preghiere, doni ed offerte di incenso.

Ci sono alcune “capuzzelle”, però, che hanno davvero storie particolari. Una di queste è il teschio di Lucia: sembra si tratti di Lucia D’Amore, figlia unica del principe di Ruffano Domenico D’Amore, data in sposa al marchese Giacomo Santomago, nel 1780. Lucia non voleva sposarlo e, a quanto pare, si suicidò o morì di dolore o, una volta sposata, morì annegata poco dopo. Fu il padre, devoto, a volerla seppellire qui e da allora una particolare devozione si è creata intorno alla sua “capuzzella”, soprattutto da parte delle donne in cerca di marito.

photo web source

Il culto popolare delle Anime del Purgatorio a Napoli è sempre vivo, in particolare con le storie, quasi di appartenenza personale, delle stesse Anime da parte di chi le adotta.

ROSALIA GIGLIANO

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