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Cile, scandalo pedofilia: i vescovi si dimettono in blocco

Una decisione senza precedenti che mostra un cambio di rotta nella questione pedofilia all’interno della Chiesa Cattolica: i vescovi cileni colpevoli direttamente o indirettamente (per aver male informato le gerarchie su quanto accaduto) hanno deciso di rimettere i propri incarichi in mano a Papa Francesco. Dopo quasi un anno di dinieghi e false informazioni si è giunti all’evidenza sia dei crimini di pedofilia che di quelli di tentato occultamento e nella giornata di ieri i presuli hanno dato le proprie dimissioni chiedendo perdono alle famiglie delle vittime e scusandosi per il dolore causato alle vittime stesse. Difficile non notate che si tratti di un cambio di rotta rispetto a quanto succedeva 10 anni fa, ma allo stesso modo non si può non sottolineare come nonostante gli sforzi fatti in questo senso, ancora oggi la verifica è stata fatta dopo un’iniziale copertura.

Caso pedofilia in Cile: il diniego del papa e la successiva indagine

Circa un anno fa, quando il caso relativo al prete pedofilo Karadima è scoppiato a livello mediatico, il Santo Padre aveva rifiutato le accuse dicendo per mezzo stampa di non avere prove di quanto accaduto e sostenendo che allo stato attuale delle cose si tratta di “Calunnie”. Questo perché papa Francesco era sicuro delle informazioni che gli erano giunte dal Cile e riteneva di potersi fidare dei suoi informatori. La perseveranza delle vittime nel far sì che la verità venisse a galla ha portato ad un incontro con il papa a Casa Santa Marta ed alla decisione di investigare ulteriormente.

Bergoglio ha mandato in Cile l’ex pubblico ministero del Vaticano Charles Scicluna ed il sacerdote Bartomeu, ciò che n’è venuto fuori è una realtà totalmente differente da quella che era stata prospettata al Santo Padre. Per questo motivo Papa Francesco aveva inviato nei giorni scorsi una lettera ai presuli cileni in cui richiedeva un incontro immediato ed in cui li accusava di una “mancanza di informazioni veritiere ed equilibrate”. Un duro colpo per chi, come papa Francesco, ha fatto della lotta contro la corruzione all’interno della chiesa un vessillo. La decisione dei vescovi cileni di rimettere i loro incarichi al pontefice, però, dimostra come oggi non ci sia più impunità per nessuno, anche se la decisione del Vaticano di questi giorni di riservare una sepoltura in Santa Maria Maggiore all’arcivescovo Bernard Law (al centro dello scandalo pedofilia a Boston) stride non poco con il nuovo corso.

Luca Scapatello

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Luca Scapatello

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