Chiamare qualcuno con una disabilità mentale stupido, non è Cristiano

 

 

 

 

 

L’autismo è una sindrome neurologica dello sviluppo, che compromette le relazioni sociali e le capacità comunicative. E’ un disturbo che si delinea sin dalla più tenera età ed è invalidante per  le attività immaginative che risultano ristrette, così come gli interessi a molte occupazioni.

Le persone affette da questo handicap sono spesso però dotate di “un genio tutto loro”, da scoprire e coltivare, con l’aiuto delle persone più vicine, perché potrebbe divenire un codice di accesso al mondo interiore e limitante in cui il bambino autistico sembrerebbe rinchiuso.

Un esempio che dimostra questa teoria arriva da Londra ed è recentissimo.

Due anni fa, il trentenne Ketan Aggarwal, affetto da questa patologia si recava periodicamente in una palestra, la “Virgin Active”, ma veniva deriso dall’istruttore che lo appellava col termine, nient’affatto carino, “stupido”.

Tutto aveva avuto inizio al corso di spinning, quando Ketan, d’accordo con un suo coetaneo, aveva espresso un commento sulla musica utilizzata, affermando che, per l’esercizio in corso, fosse troppo lenta. E’ bastato questo a scatenare le ire dell’istruttore che si è scagliato contro il ragazzo e solo contro di lui.

Ketan non si è certo abbattuto e, a dimostrazione di quanto quello dell’autismo sia un handicap davvero speciale, ha deciso di farsi valere, in un modo davvero esemplare.

Per ben due anni (gli ultimi due) ha costantemente studiato, da autodidatta e con l’ausilio di libri e internet, legge, finché non ha acquisito le conoscenze opportune per far causa alla palestra.

Ketan si è difeso, da solo e contro tutti, in una vera e propria causa giudiziaria ed ha avuto la meglio.

Il giovane, chiamato “stupito”, non lo era per nulla, lo ha dimostrato ampiamente, ottenendo un risarcimento di ben 1.390 sterline, le scuse dello staff della palestra per essere stato insultato e  il licenziamento dell’istruttore che aveva dato inizio alla discriminazione.

Ha detto: “Quando si discrimina qualcuno per la propria disabilità mentale, non si pensa mai che quella persona potrebbe ricorrere alla legge e addirittura vincere la causa.”. “Per me non è mai stata una questione di soldi, è stato meraviglioso vincere.”.

“Mi ha chiamato stupido. Chiamare qualcuno con una disabilità mentale stupido è come deridere un ragazzo su una sedia a rotelle. Se fossi stato così stupido, non avrei concluso con successo la causa. Ci sono voluti due anni e del duro lavoro, non sono un avvocato e ho dovuto studiare. Ho vissuto in biblioteca e ho scaricato del materiale da internet. Ma ne è valsa la pena. Non tanto per i soldi, ma per principio.”.

Ketan Aggarwal è l’ennesimo esempio di come la tenacia e la determinazione portino lontano, dove non ci si aspetterebbe di arrivare, soprattutto quando le forze sembrano mancare.

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