C’è un Papa Francesco virtuale e uno reale.

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Che Papa Francesco abbia un impatto mediatico eccezionale è indiscutibile, è il fatto che non piaccia solo ai cattolici nessuno lo mette in dubbio, ma addirittura come afferma Giuliano Ferrara che: “questo papa piace troppo” come se raccogliere troppi consensi sia un male. Indiscutibilmente Bergoglio fin dall’inizio del suo pontificato ha avuto un approccio pastorale che ha affascinato le masse e anche nel modo in cui si pone verso certe realtà come i poveri e gli ultimi quelli che la società scarta, invece lui li tiene in grande considerazione e con gesti di solidarietà concreta si interessa di loro. Ma dobbiamo fare una distinzione tra il papa Francesco reale e quello virtuale, mi spiego meglio, molto spesso i media cercano di dare un’immagine del pontefice distinto da quello reale, un papa Francesco “virtuale” che non corrisponde , o vi corrisponde solo in parte e spesso e volentieri in modo deformato e deformante, al papa Francesco reale. Voglio dire che se questo papa piace così tanto è anche perché c’è tutto un mondo di interessi che vuole che piaccia, molte delle  frasi dette da lui vengono estrapolate dal contesto per farne un uso strumentale come la famosa frase  pronunciata sull’aereo che lo riportava a Roma dopo le giornate della gioventù di Rio: “chi sono io per giudicare?” che molti hanno interpretato come un cambiamento un’apertura alle unioni omosessuali. Ma noi vogliamo riportare qui in basso alcune sue dichiarazioni fatte negli ultimi mesi che chiariscono perfettamente quale sia la sua posizione su certe tematiche.

“Il matrimonio cristiano è un’alleanza d’amore per tutta la vita tra un uomo e una donna; comporta autentici sacrifici per evitare le nozioni illusorie della libertà sessuale e per favorire la fedeltà coniugale.”  (Visita ad limina apostolorum dei vescovi del Sud Africa, 25 aprile)

In positivo, occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Continuando a maturare nella relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva. Ciò comporta al tempo stesso sostenere il diritto dei genitori all’educazione morale e religiosa dei propri figli. E a questo proposito vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio! Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del “pensiero unico”. Mi diceva, poco più di una settimana fa, un grande educatore: “A volte, non si sa se con questi progetti – riferendosi a progetti concreti di educazione – si mandi un bambino a scuola o in un campo di rieducazione”. (discorso alla delegazione dell’Ufficio Internazionale Cattolico dell’Infanzia, 11 aprile)

Noi lo sappiamo, la vita umana è sacra e inviolabile. Ogni diritto civile poggia sul riconoscimento del primo e fondamentale diritto, quello alla vita, che non è subordinato ad alcuna condizione, né qualitativa né economica né tantomeno ideologica. …Occorre pertanto ribadire la più ferma opposizione ad ogni diretto attentato alla vita, specialmente innocente e indifesa, e il nascituro nel seno materno è l’innocente per antonomasia. Ricordiamo le parole del Concilio Vaticano II: «La vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; l’aborto e l’infanticidio sono delitti abominevoli» (Cost. Gaudium et spes, 51). (ai rappresentanti del Movimento per la Vita, 11 aprile)

Nel secolo scorso abbiamo visto tutti noi le dittature del pensiero unico che hanno finito per uccidere tanta gente. Si sono sentite padrone e non si poteva pensare altrimenti: si pensa così! Ma anche oggi c’è l’idolatria del pensiero unico. Oggi si deve pensare così e se tu non pensi così non sei moderno, non sei aperto”.  (Omelia mattutina a S. Marta, 10 aprile)

Il matrimonio è fra un uomo e una donna (Intervista al Corriere della Sera, 5 marzo)

Concetti forti, che toccano da vicino questioni centrali nel dibattito contemporaneo. Il papa parla a chiare note di matrimonio tra uomo e donna, diritto dei figlio ad avere un padre e una madre, dittatura del pensiero unico, condanna dell’aborto, rifiuto di sperimentazioni educative sui bambini, nozioni illusorie di libertà sessuale. Ma soprattutto, concetti che cozzano irriducibilmente contro il mainstream culturale in voga, e che curiosamente, ma non troppo, non hanno trovato alcuna eco degna di nota sulla stampa che conta. Motivo? Perché chi comanda le leve dell’informazione ha deciso che bisogna dare risonanza solo a ciò che del magistero di papa Francesco fa comodo per puntellare una ben precisa visione dell’uomo e della società. Ma cosa accadrà, perché prima o poi accadrà, quando papa Bergoglio dirà o farà cose che non potranno più essere taciute, manipolate, o semplicemente aggiustate? Continuerà ad essere il papa che piace? O quel mondo che oggi lo adula, lo blandisce, gli batte le mani entusiasta e gli chiede un selfie ogni due per tre, gli si rivolterà contro rivelando il suo vero volto?

 

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