Cattedrale di San Lorenzo a Perugia: il luogo del Sacro Anello di Maria

Nel centro storico di Perugia, si trova la splendida cattedrale di San Lorenzo. Cos’è e quando si celebra la famosa Calata dell’Anello.

Si tratta infatti senza dubbio di uno degli edifici religiosi più rappresentativi della città. Al cui interno si conserva, oltre alla splendida Deposizione della Croce di Federico Barocci, la preziosa reliquia del Sacro Anello nuziale della Vergine.

L’Anello sarebbe infatti stato sottratto agli abitanti di Chiusi nel 1473. Questo è inserito in un apposito reliquiario. A sua volta chiuso in una cassaforte con sette serrature, a otto metri di altezza in un vano protetto da un’inferriata dorata, protetta a sua volta da altre quattro chiavi.

La cassaforte in cui è conservato l’Anello

In totale, quindi, per aprire cassaforte, cappella e reliquiario è richiesto l’uso di ben quattordici chiavi. Che a loro volta sono custodite da diversi soggetti, distribuite tra le massime autorità civili e religiose della città, affinché l’apertura totale possa avvenire solamente con un’intesa di tutte queste.

Inizialmente veniva esposto nel lunedì di Pentecoste, nella patronale di Santa Mustiola e infine per il ritorno dei pellegrini dal Perdono di Assisi. Oggi il Sacro Anello viene esposto tre volte all’anno. Nella giornata tra il 29 e il 30 luglio e nella penultima domenica di gennaio, nella data in cui si celebra la festa dello Sposalizio.

L’Ostensione del Sacro monile

In quella giornata il Comune, il Collegio della Mercanzia, il Collegio del Cambio, l’Arcivescovo, e il Capitolo della Cattedrale uniscono le loro chiavi al fine di estrarre il monile. In questo momento, però, la reliquia è di proprietà ufficiale del comune. Visto che inizialmente venne collocata nell’altare della cappella dei Decemviri nel palazzo dei Priori.

Il Santo Anello venne solennemente trasferito nella Cattedrale di San Lorenzo nel 1488, dopo i lavori di ristrutturazione. I migliori artisti dell’epoca parteciparono alle decorazioni della Cappella del Santo Anello. Il dipinto dello “Sposalizio della Vergine” venne commissionato al Perugino.

Il forziere dietro l’altare e gli altri Anelli

Il forziere all’interno di cui è posta la reliquia si trova dietro l’altare, dentro un vano costruito appositamente a otto metri di altezza. Nascosto dentro un armadio a muro che a sua volte simula l’effetto di una parete di marmo.

Oltre all’Anello di Perugia, in Europa sono conservati altri due anelli. Uno, quello di fidanzamento, che prima del rogo era situato nella Cattedrale di Notre-Dame a Parigi. Il secondo, detto il “giornaliero”, è conservato a Messina nella chiesa di San Giuseppe.

L’analisi sul Sacro Anello

Nel 2004 è stata condotta sul monile un’analisi gemmologica, il cui risultato ha stabilito si tratti di materiale calcedonio, una varietà microcristallina del quarzo. Le sue caratteristiche, tra cui forma, materiale e peso, lasciano pensare che si possa trattare di un anello-sigillo. Forse risalente al al primo secolo d. C. e proveniente dall’Oriente.

Nella casseforti, mascherate da un frontale in legno e protetta da una maglia di ferro fatta dai fabbri di Montemelino, vi è conservato anche un cuore d’oro. Donato dalla città di Perugia nel 1716, quando si chiese la cessazione di un’epidemia di peste.

La splendida cattedrale edificata nel quindicesimo secolo

Nella seconda protezione, un massiccio baule in legno, vi è posto anche un prezioso reliquiario opera di Giulio Donati e Cesarino del Roscetto. Nella cui parte superiore vi è situato l’anello.

La chiesa è stata edificata nel quindicesimo secolo e sostituì la precedente cattedrale romanica, che sorgeva in un’area considerata sacra fin da ere arcaiche. Nella facciata vi è il portale barocco di Pietro Carattoli. Quello laterale cinquecentesco è attribuito a Gaelazzo Alessi.

All’interno, nella struttura a navate tipica delle cattedrali gotiche, vengono ospitate le diverse opere rilevanti, tra cui anche la Deposizione di Federico Barocci, la Madonna delle Grazie di G. Di Paolo e il ciclo pittorico del Pandolfi.

Giovanni Bernardi

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