Uno studio archeologico ha portato alla luce un’abitazione che, stando ai dati rinvenuti, potrebbe essere la casa di Gesù.
Lo studio preso in considerazione è stato condotto e portato avanti, come riporta Aleteia, da un noto archeologo britannico, Ken Dark.
L’accademico dell’Università di Reading, insieme alla sua equipe e con la collaborazione delle suore di Nazareth, ha rinvenuto un’antica abitazione, scavata nella roccia che, secondo le sue dichiarazioni, può essere appartenuta a San Giuseppe e, dunque, alla Sacra Famiglia.
In realtà, lo studio va avanti da diversi anni e da quanto si apprende le sue annotazioni erano state rese note, fino al 2006 solo alle suore. Ma perché proprio le suore di Nazareth sono entrate a far parte dello studio?
L’abitazione, che con ogni probabilità apparteneva a San Giuseppe, è stata per l’appunto scoperta sotto un convento, fatto costruire proprio dalle Suore di Nazareth. Il convento, da quanto si apprende, è ancora in funzione e si trova vicino alla Basilica dell’Annunciazione. Ma veniamo allo studio. L’archeologo, insieme alla sua equipe, ha inserito i dati della ricerca nella recente pubblicazione The Sisters of Nazareth Convent: A Roman-period, Byzantine and Crusader site in central Nazareth.
Stando alle parole di Dark, che ha studiato il sito per oltre 14 anni, San Giuseppe sarebbe stato in grado di costruire tale abitazione. I Vangeli ci parlano del padre putativo di Gesù come di un “tekton”, per l’appunto un artigiano, un falegname. Dice infatti l’archeologo: “È chiaro che chiunque abbia costruito la casa avesse una buona conoscenza della lavorazione della pietra”.
Cosa hanno trovato gli studiosi all’interno della casa? Lo studio ha portato alla luce “probabili frammenti di vasi calcarei”. Questo riconduce, ad ogni modo, alla presenza ebraica, dal momento che esiste una legge secondo cui i vasi calcarei non sono soggetti a impurità. Quello stesso vasellame, riporta anche alla luce il grande divario culturale nella zona di Nazareth, proprio la stessa in cui crebbe Gesù.
Infatti, nella zona più a nord gli studiosi hanno ritrovato molto vasellame importato, mentre nei siti più vicini a Nazareth, c’erano molti vasi calcarei, proprio come quelli rinvenuti dallo studio. Questo, secondo lo studioso, rafforza la tesi di un atteggiamento più conservativo delle “convenzioni religiose” e del “concetto di purezza”.
Fabio Amicosante
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