Bombardamento in Siria, padre Karakach: “Preghiamo per la pace”

Bombardamento in Siria, padre Karakach: "Preghiamo per la pace"
Bombardamento in Siria

Dopo il bombardamento in Siria degli Stati Uniti, padre Karakach ha espresso il proprio timore per lo scoppio di un’offensiva più massiccia come quella che ha condotto alla destituzione del regime di Saddam nel 2003. L’offensiva USA in collaborazione con la Gran Bretagna e la Francia in Siria ha infatti posto in serio rischio la pace duratura che vige in occidente sin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e sicuramente complicato la già difficile situazione vissuta dal popolo siriano. L’attacco nella notte tra venerdì e sabato ha inevitabilmente portato alla reazione, solo mediatica al momento, della Russia che ha dichiarato che il lancio di missili dovrà avere delle conseguenze per le potenze occidentali che lo hanno portato a termine.

Padre Karakach invoca la pace e chiede ai fedeli di riunirsi in preghiera

Intervistato dal sito d’informazione ‘Sir’, padre Karakach, francescano della Custodia di Terra Santa che opera a Damasco nel convento dedicato alla conversione di San Paolo, ha prima raccontato la sua esperienza sugli attacchi di venerdì notte: “Siamo stati svegliati alle 4 di notte dal sibilo dei missili e abbiamo capito che gli attacchi erano in corso. Si sono udite delle esplosioni nei dintorni di Damasco. Qui al centro per ora tutto è tranquillo ma la gente è preoccupata per il futuro. La popolazione vuole vivere in pace e non sotto l’incubo delle bombe”.

Il frate francescano spiega che tutta la popolazione era a conoscenza del fatto che gli Stati Uniti stavano indagando sul presunto attacco chimico avvenuto nella Ghouta occidentale attribuito alle truppe di Assad, ma anche di come nessuno si attendesse un attacco così repentino: “Sapevamo che esisteva l’intenzione di bombardare da parte degli Usa dopo il presunto attacco chimico alla Ghouta orientale ma la speranza era riposta in un’indagine oggettiva sull’uso di armi chimiche e che per questo non ci sarebbero stati lanci di missili”.

In conclusione padre Karakach si augura che gli sviluppi di questo attacco non portino ad una situazione simile a quella che si è verificata in Iraq, quando Saddam è stato accusato di possedere armi di distruzione di massa, sposando in parte le teorie che vorrebbero gli Stati Uniti interessati all’attacco solo a scopi economici: “Il regime di Saddam Hussein era stato accusato di possedere armi di distruzione di massa. Armi che non furono mai trovate. La volontà è distruggere la Siria. Il progetto va avanti con queste bombe. Non ci resta che pregare per la pace ora più che mai”. Allo stesso modo, anche i fedeli occidentali sono chiamati a pregare affinché non si arrivi ad un conflitto più esteso, ma si propenda ad una soluzione pacifica.

Luca Scapatello

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