Bimba di 11 anni muove solo gli occhi e le mani eppure esprime gioia di vivere

Una persona malata può raggiungere la felicità nonostante i problemi?

Certo, sono numerosi gli esempi di giovani e meno giovani che accolgono la vita pur affetti da dolorose malattie.

Bimba malata offre a suor Francesca uno spunto di riflessione sulla vita e sull’accettazione del volere divino

Troppo spesso siamo talmente oppressi dalla nostra quotidianità, dai problemi lavorativi e personali da non renderci conto che tutte queste problematiche sono secondarie. Il ritmo del quotidiano, scandito da rapporti sociali e lavorativi ci mette di fronte a responsabilità ordinarie e spesso veniamo schiacciati dal loro peso. Succede anche che lo stress accumulato sia tale da non farci apprezzare quanto di più prezioso abbiamo nella vita: la vita stessa.

A dimostrare quanto si possa essere felici nonostante le avversità è la storia di una bimba gravemente malata incontrata da suor Francesca Entisciò. La religiosa ci spiega di aver conosciuto questa piccola creatura di Dio affetta da una malattia degenerativa. La bimba ha solamente 11 anni ed ha solamente il controllo degli occhi e delle mani. Per tutti gli altri aspetti della vita si deve affidare al respiratore, all’aiuto delle persone care ed alle attenzioni che dal loro amore derivano. Eppure questa bambina, che avrebbe tutti i motivi di avercela con Dio e di odiare la propria vita, esprime con i suoi occhi e a parole una gioia di vivere che in molti hanno seppellito nella quotidianità.

La preghiera come strumento per apprezzare Dio e la vita

Dopo quell’incontro la suora si è lasciata andare ad una riflessione sulla preghiera e sulla vita, tesa a spiegare come sia semplice lasciare entrare Dio ed essere pienamente felici. In un estratto di questa riflessione, pubblicata sul sito cristiano ‘Aleteia’, si legge: “Dopo questo incontro ho pensato che questa è un po’ l’immagine della preghiera che vorrei condividere e consegnarvi oggi, il bene sommo a cui tutti siamo chiamati a tendere, ciascuno con le sue caratteristiche, ciascuno dentro ai propri abiti”.

Secondo la religiosa, infatti, tutti possiamo raggiungere la felicità di quella bambina. Farlo è semplice e  consta di due passi: il primo è aprire il cuore a Dio, il che significa aprirlo alla possibilità di amare, il secondo è permettere che la preghiera ci inondi della luce di Dio e ci liberi dalle tenebre, non solo quelle del peccato ma anche quelle dettate dai timori su aspetti di noi stessi che non conosciamo. Dopo aver compiuto questi due passi saremo naturalmente disposti a concederci agli altri, dunque più somiglianti a Dio e felici di essere in vita.

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Luca Scapatello

Fonte: Aleteia

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