Pasqua, benedizione delle case: arriva il sì, ma a una condizione

Se alcune Diocesi rinunciano ad alcuni segni della Settimana Santa e della Pasqua, c’è chi invece si organizza per le benedizioni pasquali.

sacerdote che benedice
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Il tutto all’insegna della prudenza e del rispetto delle norme anti contagio, per non far mancare la vicinanza alle famiglie. Il tutto parte da una città del centro Italia: “Come fare per portare la benedizione di Pasqua nelle case?”. Ecco come ci si è organizzati.

La benedizione delle case: a Pasqua sarà possibile?

Un tema difficile e spinoso da affrontare, vista la pandemia da Covid che ancora imperversa. Permettere o meno, ai sacerdoti, di andare a benedire le famiglie per Pasqua? Da un lato, il rischio per il contagio, dall’altro il senso di lontananza, per un’altra Pasqua come quella dello scorso anno.

L’Arcidiocesi di Bologna, con i suoi vicari, già da dicembre, hanno cercato di trovare una soluzione a questo problema. E come? La prenotazione, ossia portare la benedizione nelle case solo alle persone che la chiedono spontaneamente, attraverso la compilazione di un modulo da consegnare al parroco della propria parrocchia.

In Toscana si opta per la prenotazione

Tutte le raccomandazioni del caso devono esser rispettate, dall’uso della mascherina, al tempo ridotto di permanenza del sacerdote nelle case. La Conferenza Episcopale dei Vescovi toscani, invece, aveva dato una sorta di via libera, dando la facoltà alle singole Diocesi della Regione di decidere sulle modalità, in base anche all’andamento dei contagi, anche attraverso la ricerca di nuove modalità “che ne permettano l’attuazione in una forma comunitaria che salvaguardi il distanziamento”, scriveva la nota.

La benedizione pasquale delle famiglie è uno dei principali compiti pastorali di un sacerdote. Ma, date le precarie condizioni nelle quali ci troviamo, la prudenza non è mai troppa.

In Liguria, c’è il vademecum che un sacerdote deve seguire per la benedizione delle famiglie

Anche in Emilia Romagna, la “benedizione solo su richiesta” è stata una delle modalità più scelte. Il sacerdote fissa un appuntamento solo dalle famiglie che ne hanno fatto richiesta.

Anche le Diocesi della Liguria si attrezzano come possono: il Vescovo di Albenga-Imperia, ha stilato un vademecum per le benedizioni in sicurezza: dall’impedire la visita se c’è chi ha una temperatura oltre i 37,5 gradi; durata massima di dieci minuti per ciascuna tappa; igienizzazione delle mani da parte del prete durante il tragitto.

A Firenze, si sceglie la Messa per benedire l’acqua

L’uso dell’acqua per la benedizione delle case. Nelle parrocchie di Firenze, ad esempio, vengono organizzate in chiesa celebrazioni per gli abitanti delle varie strade o zone durante le quali viene benedetta l’acqua che entrerà nelle famiglie. Una lettera viene consegnata all’Arcivescovo della città e, anche, la preghiera da fare fra le mura domestiche con l’aspersione nel giorno di Pasqua.

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Alcuni Vescovi, invece, rimandano il segno dopo Pasqua

Ma ci sono anche Diocesi che hanno deciso di rimandare le visite. A Chiavari, ad esempio, il Vescovo ha deciso che “il segno della benedizione sarà riproposto quando la situazione sanitaria lo consentirà”. Come lui, anche il Vescovo di Macerata che ha suggerito “lo slittamento a dopo la solennità della Risurrezione utilizzando l’acqua benedetta nella notte di Pasqua”.

Insomma: una Pasqua a porte aperte, sì, e “in presenza”, ma ancora con tante restrizioni e limitazioni.

Fonte: avvenire

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ROSALIA GIGLIANO

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