Nella giornata di oggi, la Chiesa cattolica festeggia la Natività di Maria Vergine. Papa Sergio I introdusse tale celebrazione, che si festeggia nel giorno della dedicazione della Basilica di Sant’Anna a Gerusalemme.
La celebrazione della Natività di Maria Vergine fonda le sue radici nel VII secolo, quando fu introdotta dapprima nella Chiesa d’Oriente e successivamente in quella occidentale da Papa Sergio I (650-701). La fonte primaria che narra tale evento è rappresentata dal Protovangelo di Giacomo (apocrifo, escluso dal canone). La fonte ci racconta che Maria nacque a Gerusalemme nella casa di Anna e Gioacchino. La Natività della Beata Vergine è strettamente legata alla venuta di Gesù, il fine ultimo di questo evento è infatti l’incarnazione del Verbo.
A Gerusalemme, luogo in cui Maria nacque, nel corso del IV secolo venne edificata la Basilica di Sant’Anna e nel giorno della sua dedicazione veniva celebrata la Natività di Maria, Madre di Dio. Questa festa, col passare dei secoli, si estese a Costantinopoli e fu successivamente Papa Sergio I, nel corso del VII secolo, a portarla in occidente. Dunque, tale data è strettamente collegata al giorno della dedicazione della Basilica di Sant’Anna, nel luogo in cui Maria nacque.
Non essendo presenti documenti scritti riguardo la nascita della Vergine, le uniche attestazioni di cui disponiamo sono rappresentate dalle apparizioni mariane del 1984 ai veggenti di Medjugorie, durante le quali rivelò di essere nata il 5 agosto. È importante ricordare, al di là della data, quanto la Natività di Maria Vergine sia strettamente legata a Suo Figlio Gesù. La Vergine è nata ed è vissuta per essere la Madre di Cristo. È per questo motivo infatti, che soltanto di Lei (insieme a Giovanni Battista) si festeggia non solo la nascita al cielo, ma anche la venuta nel mondo terreno.
Papa Paolo VI, durante l’omelia per le celebrazioni della Natività di Maria, volle ricordare che questa festività ci «obbliga a ricordare l’apparizione della Madonna nel mondo come l’arrivo dell’aurora che precede la luce della salvezza, Cristo Gesù, come l’aprirsi sulla terra, tutta coperta dal fango del peccato, del più bel fiore che sia mai sbocciato nel devastato giardino dell’umanità, la nascita cioè della creatura umana più pura, più innocente, più perfetta, più degna della definizione che Dio stesso, creandolo, aveva dato dell’uomo: immagine di Dio, bellezza cioè suprema». (Omelia dell’8 settembre 1964).
Fabio Amicosante
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