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Preghiamo: la piccola Bea non ce l’ha fatta

La piccola Bea con i suoi

“Beatrice questa sera è volata via. In questo giorno, dedicato agli innamorati, ha deciso di correre ad abbracciare la sua mamma. Saperle insieme sarà la nostra forza”, scriveva Sara Forentino (la zia di Beatrice), sulla pagina Facebook “Il Mondo di Bea”.
Era, quella, una pagina che raccontava la malattia della piccola, una patologia molto rara, che, progressivamente, le stava immobilizzando (pietrificando letteralmente) il corpo.
La chiamavano, per questo, la bambina dal corpo di pietra, ma, in realtà, si chiamava Beatrice Naso, per tutti Bea.

La patologia della piccola si era manifestata dopo la nascita e a nulla sono false le ricerche e gli interventi medici. Bea, giorno dopo giorno, subiva terribili crisi respiratorie, fino a quella che le è stata fatale, purtroppo.
Anche la mamma di Bea ci aveva lasciati lo scorso Agosto, a soli 35 anni, per un tumore. Da allora, era la zia Sara a curare la pagina, che aggiornava coloro che seguivano, solidali, le vicende di Bea.

Già il 13 Febbraio, Sara aveva detto di essere molto preoccupata per la condizione della piccola. Scriveva, infatti: “Vi aggiorno in maniera molto onesta e sincera: Beatrice è molto grave. Non ci sono segni di ripresa perché, nonostante lei sia molto forte, il suo fisico non riesce a reagire. I polmoni sono irrimediabilmente compromessi e ci sono poche possibilità di rimettersi”.
E poi, quasi a voler confortare i lettori, aggiungeva: “è che non sente nulla, riposa tranquilla e non soffre”.
Bea, oramai, poteva muovere solo gli occhi. La sua era un’anomalia genetica che calcificava il tessuto intorno alle articolazioni e che impediva alla piccola di piegare il collo, le braccia, i gomiti, le ginocchia, i piedi, le dita.

Qualche tempo fa, la mamma raccontava: “Nostra figlia è nata al termine di una gravidanza normale; nulla faceva presagire la sua malattia. Durante i primi due mesi di vita, in realtà, sembrava un po’ più rigida degli altri bimbi, non apriva bene le manine, ma non ci siamo allarmati, perché gli esami non rivelavano nulla di anomalo”. “Massaggiandola (a 7 mesi) dopo il bagnetto, le si è rotto un polso. E in ospedale, alla prima lastra total-body, si sono accorti delle strane calcificazioni articolari”.
“La malattia progredisce, sappiamo bene che cosa l’aspetta e ci aspetta: prima o poi Bea si irrigidirà completamente e i polmoni non la faranno più respirare”.

Anche il “Derby dell’Amicizia” del 2016 aveva cercato di raccogliere fondi per sostenere Bea; da più parti del mondo si era mobilitati per lei, ma, purtroppo, la malattia non le ha lasciato scampo alcuno.

Antonella Sanicanti

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