
Chi di noi è più avanti negli anni, ricorderà la terribile vicenda di Aldo Moro, il politico e giurista rapito e ucciso dalle Brigate Rosse (ufficialmente), nel Maggio del 1978.
Chi è più giovane, dovrebbe, comunque, conoscere la storia di quei terribili 55 giorni di prigionia e della fine di quell’uomo nel portabagagli di una Renault 4.
A distanza di 40 anni, l’ex brigatista Barbara Balzerani, che faceva parte del gruppo che rapì Aldo Moro, proprio nell’anniversario dell’inizio della vicenda, il 16 Marzo, ha scelto di proporre il suo libro, suscitando molte polemiche ed un immenso senso di indignazione, per quello che sembra un affronto preannunciato, contro le vittime delle BR.
Le sue parole, sicuramente, non sono risultate affatto rispettose, nei confronti di coloro che, a causa di quelle guerriglie, persero i propri cari: “C’è una figura, la vittima, che è diventato un mestiere, questa figura stramba per cui la vittima ha il monopolio della parola.
Io non dico che non abbiano diritto a dire la loro, figuriamoci. Ma non ce l’hai solo te il diritto, non è che la storia la puoi fare solo te”.
Negli ultimi quaranta anni, mentre io mi arrampicavo sugli specchi per mantenere mio figlio, voi ve la siete “goduta” senza fatica, senza dolore e senza merito”. “Detesto anche solo l’idea del mestiere di vittima, che ho sempre rifiutato. Sono andata in giro gratis attraverso l’Italia, per portare un messaggio di pace amorevole, ciò nonostante. Se c’è qualcuno che ha trasformato in mestiere una morte totalmente ingiusta siete voi, portati in palma di mano, da gente vile e meschina”.
Tutti gli italiani di buon senso -e preghiamo che ce ne siano tanti- comprendono quanto siano di cattivo giusto e oltraggiosi certi commenti, che sembrano sputare fango, su chi è morto per il capriccio di un’idea politica.
Quel post è stato poi rimosso, ma risulta come un ennesimo insulto, da parte dell’ex brigatista Barbara Balzerani, non degno di un Paese che dovrebbe costruire il futuro, sugli errori della propria storia passata.
La storia è intrisa di avvenimenti spiacevoli e drammatici come questi, che creano netta distanza tra coloro che usano le armi e coloro che, amareggiati, chiedono, invano, giustizia.
Speriamo in un Paese più giusto e sicuro, per le nuove generazioni.
Antonella Sanicanti