Domenica mattina quattro terroristi armati di bombe e giubbotti esplosivi hanno fatto irruzione nella chiesa metodista Bethel Memorial di Quetta, capoluogo del Beluchistan (Pakistan) ed hanno cominciato a spargere ordigni in tutto il perimetro. L’azione è stata notata dai fedeli (oltre 400 persone) che hanno cominciato a darsi alla fuga costringendo i terroristi ad accelerare l’attentato e farsi saltare in aria. Il risultato di questo ennesimo gesto di follia guidato dall’intolleranza religiosa sono 13 vittime e 56 feriti, 9 dei quali sono in gravissime condizioni.
Il giorno successivo 1500 persone appartenenti alla più disparate confessioni religiose si sono riunite per celebrare il funerale delle vittime dell’attentato, a dimostrazione del fatto che tali gesti estremi non sono accettati da nessuno. Per celebrare la funzione è arrivato appositamente da Karachi il vescovo Sadiq Daniel, guida della comunità anglicana del Beluchistan, affiancato dal vescovo cattolico Victor Gnanapragasm appartenente al vicariato apostolico di Quetta. Quest’ultimo dopo la funzione si è recato all’ospedale per fare visita ai feriti, benedirli e pregare per la loro guarigione.
Nel giorno successivo all’attentato il presidente della ‘Interfaith Commission for Peace and Harmony’, Allama Mohammad Ahsan Siddiqui, ha espresso parole di condanna per l’attacco alla chiesa metodista: “Questo è un attacco al Pakistan, che vuole minare la pace e l’armonia nel paese. Esorto il governo del Pakistan a fare di più per fornire adeguata sicurezza ai luoghi di culto e chiedo ai leader religiosi di rimanere uniti per aiutare le persone colpite”. Parole di condanna che vengono ribadite anche dall’arcivescovo di Islamabad e presidente della Conferenza Episcopale del Pakistan,Joseph Arshad, che parlando degli attacchi ha dichiarato: “Aumentano in Pakistan le stragi di vite innocenti. Preghiamo nostro Signore Gesù Cristo perché, come nazione, possa donarci forza, saggezza, tolleranza e pace. Possa Dio dare alle famiglie delle vittime la forza per sopportare la perdita dei loro cari e una pronta guarigione per i feriti”.
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