Assisi: 800 anni fa l’incontro epocale tra san Francesco e san Antonio

Oggi si fa memoria dell’incredibile incontro tra i santi Francesco e Antonio, un evento che concorre agli ottocentenari francescani. 

L’evento provvidenziale ebbe luogo ad Assisi il 30 maggio 1221. Fu quel giorno che un giovane portoghese, bussò alle porte di Santa Maria degli Angeli.

Da Coimbra ad Assisi

Antonio era desideroso di conoscere Francesco, ai tempi già molto noto per le sue preghiere ed opere. Ebbe così occasione di partecipare al Capitolo delle stuoie.

Nel settembre precedente, il 25enne Fernando di Buglione, aveva abbandonato l’ordine agostiniano con il quale era appena stato ordinato presbitero.

A Coimbra, Fernando era rimasto particolarmente colpito dall’esposizione delle reliquie di alcuni missionari francescani, martirizzati in Nord Africa dai Saraceni.

Fu allora che il novello sacerdote agostiniano scelse il nuovo nome di Antonio, prendendo spunto dal romitorio di Sant’Antonio de Olivares, dove dimoravano dei francescani. E iniziò a indossare il saio dei frati minori.

Varie peregrinazioni e peripezie – malaria compresa – lo portarono in Marocco, quindi in Sicilia, per poi risalire lungo la penisola. Venuto a conoscenza dello svolgimento del Capitolo francescano (30 maggio – 8 giugno 1221), nei giorni a ridosso della Pentecoste, Antonio si recò ad Assisi.

In seguito, tra il 1223 e il 1224, Antonio e Francesco intrattennero un’intensa corrispondenza epistolare, in cui il fondatore autorizzò al confratello portoghese l’insegnamento della teologia ai frati. L’indirizzamento allo studio e alla predicazione, però, non andava disgiunto da un’intensa preghiera, raccomandava Francesco.

Una “conversione nella conversione”

Spesso nella devozione popolare Sant’Antonio è visto come il Santo dei miracoli, ed è un po’ staccato da questa dimensione francescana”, ha ricordato monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, ai microfoni di Vatican News.

Antonio, invece, fu un francescano ‘doc’ e la radicalità della sua vocazione nasce proprio dal suo incontro con la vicenda dei martiri francescani, che mosse in lui quella “conversione nella conversione”.

Nel suo percorso spirituale, ha aggiunto monsignor Sorrentino, Antonio rimase anche conquistato dall’“ideale della povertà per essere pienamente conformi a Cristo abbracciata da Francesco”.

Le strade dei due santi si incrociarono ancora negli anni successivi, con il menzionato accordo per lo studio della teologia. Grazie alle raccomandazioni spirituali di Francesco, Antonio divenne “un predicatore infiammato dalla fede, dall’amore per Cristo. Ed è bello – ha commentato il vescovo di Assisi – ritrovare in loro questo punto in comune: al centro di tutto e della loro vita c’era solo Cristo”.

Carlo Acutis, un epigono

Per questo e per altri motivi, Francesco e Antonio sono strettamente legati. Il primo “ha il fascino di una vita modellata in maniera letterale al Vangelo” e dei “gesti profetici”, primo tra tutti la “spoliazione fisica di tutti i beni materiali”.

Il secondo è “il Santo dei miracoli, che la gente sente vicino, che invoca in caso di necessità, è colui che intercede presso Dio per gli uomini”. Antonio ha ricevuto il suo “speciale carisma” già sulla terra e ora “continua ad esercitarlo dal Cielo”, ha osservato monsignor Sorrentino.

Ovviamente sia la santità di Francesco che quella di Antonio rimangono “assolutamente attuali. “Si pensi – ha detto Sorrentino – al discorso della casa comune, del Creato, questi santi hanno intuito tutto questo e lo hanno anticipato”.

In tempi più recenti, il beato Carlo Acutis (1991-2006), oggi sepolto proprio nel santuario della Spoliazione ad Assisi, ha riattualizzato l’insegnamento di Francesco.

Allora come mettersi in ascolto della scuola di Francesco ed Antonio? Basta entrarci dentro con umiltà per capire che quello che loro hanno detto e hanno fatto nella cultura del loro tempo, e nel loro contesto sociale, sono declinabili oggi con la visione e il linguaggio dei nostri tempi”, ha concluso il presule. [L.M.]

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