L’onore di firmare l’introduzione dell’ultimo rapporto annuale di Aiuto alla Chiesa che Soffre è spettato ad Asia Bibi.
Poche ma incisive parole per non dimenticare un’ingiustizia vissuta sulla propria pelle e per ricordare i tanti casi simili ancora irrisolti. La donna è nota alle cronache di tutto il mondo per trascorso dieci anni nelle carceri pakistane con l’accusa di blasfemia.
“Sono stata arrestata e messa in isolamento per evitare che la taglia posta sulla mia testa spingesse qualcuno ad uccidermi”, racconta Asia Bibi. La donna ricorda quindi il Governatore del Punjab, Salman Taseer e il ministro cristiano Shahbaz Bhatti. Entrambi furono “uccisi a sangue freddo perché hanno dato voce a quelli che, come me, sono stati falsamente accusati di blasfemia”, scrive.
“Migliaia di estremisti hanno paralizzato il Paese perché volevano la mia morte… e tutto perché sono cristiana – prosegue l’ex reclusa –. Non sono la sola, oggi sono numerosissime le persone ingiustamente detenute“. “Come nel mio caso – aggiunge – il loro crimine è la fede che non vogliono rinnegare”.
Nei “momenti più bui” della prigionia, Asia Bibi si era ripromessa che “se fossi sopravvissuta al mio Calvario – una croce che ho portato per anni e anni – sarei stata al fianco di coloro che soffrono come io ho sofferto”. Da qui il coinvolgimento nella prefazione del rapporto di ACS, interamente dedicato ai cristiani incarcerati o rapiti nel mondo solo ed esclusivamente a causa della fede che professano.
Asia Bibi menziona una sua giovane connazionale, la 14enne cattolica Maria Shahbaz, “rapita in strada nei pressi di casa, costretta a convertirsi e brutalmente violentata e ricattata”. Ragazze come Maira “sono dei facili bersagli perché a causa della loro fede hanno scarso rilievo nella società e i tribunali avranno poca sollecitudine nei loro confronti”.
“Di fatto, nessuno nella comunità cristiana può godere di sicurezza”, prosegue Asia Bibi, sottolineando che “anche i più anziani sono vittime di ingiusta detenzione”. Siano essi “predatori sessuali”, “gruppi militanti” o “regimi crudeli”, i persecutori agiscono sempre “in disprezzo di Cristo e della chiamata del Vangelo alla misericordia”. Da parte loro, le vittime sono accomunate dalla “costrizione ad una sofferenza silenziosa”.
In conclusione, Asia Bibi lancia il suo appello alle autorità: “È tempo di dire la verità a coloro che hanno il potere perché chi, sfidando la legge, detiene persone innocenti finalmente venga assicurato alla giustizia. È tempo che i governi agiscano. È tempo di manifestare in difesa delle nostre comunità di fedeli, vulnerabili, povere e perseguitate”. [L.M.]
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