Estrae l’immagine della Madonna di Guadalupe nel corso di una partita di calcio: il gesto sorprendente di un arbitro che ha colpito tutti.

Ha suscitato sorpresa e ha destato l’attenzione di tutti i presenti e non solo, dato che il gesto di un arbitro è diventato virale sul web. Si tratta dell’arbitro Cesar Arturo Ramos Palazuelos che durante una partita di calcio in Messico nell’atto di prendere e alzare in mano il cartellino rosso per espellere un giocatore ha estratto per sbaglio un’altro “cartellino”.
Doveva mandare fuori dal gioco il calciatore Jorge Figal durante la partita del Boca Juniors-Benfica al Mondiale per Club, e inavvertitamente dal suo taschino ha estratto un’immaginetta che raffigurava la Madonna di Guadalupe insieme al cartellino dell’espulsione.
Il gesto dell’arbitro messicano: estrae dal taschino l’immaginetta della Madonna di Guadalupe
In Messico, lei, la Virgen de Guadalupe è amatissima e la sua venerazione è forte. Di certo anche questo arbitro nutre amore e devozione per la Madonna morenita, come è chiamata colei che è apparsa a San Juan Diego nel lontano 1531 sulla collina del Tepeyac.

Questo gesto, avvenuto inavvertitamente ha portato all’attenzione la presenza di Maria. Il pensiero di tutti, credenti e non è andato a Lei, la Madre di Dio, e alla fede di quest’uomo che nel suo taschino porta devotamente con sé una sua immagine.
La foto del momento in cui l’arbitro con il braccio alzato ha mostrato in alto l’immaginetta che si è sovrapposta al cartellino rosso è diventata virale sul web. Rilanciata su tutti i social ha suscitato le emozioni e i commenti di tanti.
Di sicuro, questo gesto avvenuto seppur in modo casuale e non intenzionale ha avuto l’effetto di portare in campo la fede, di far parlare di Lei, la Madonna, di farla pensare, anche da chi non la pensa e non la conosce.
La fede mostrata e non nascosta
In un mondo in cui la fede cattolica è attaccata e troppo spesso rifiutata fa notizia anche solo un’immaginetta sacra che compare in pubblico. A dire il vero in ambito sportivo più volte calciatori e atleti hanno manifestato pubblicamente la loro fede, con segni della croce, mostrando magliette con immagini devozionali sotto la divisa di gioco, o qualche volta con qualche rosario in mano.
Esprimere la propria fede dovrebbe essere qualcosa di naturale e connaturato alla persona, e non dovrebbe certo stupire vedere questi atteggiamenti negli altri. Ma in realtà non è così. Il perbenismo di una società sempre più laicista vuole che la fede sia relegata in ambito privato e che non debba essere professata apertamente.
Ma credere in Dio, essere seguaci di Cristo, come etimologicamente esprime la parola “cristiano”, non può essere vissuto esclusivamente in una dimensione privata e nascosto in situazioni pubbliche o formali o lavorative. Se un cristiano è cristiano lo è sempre. Il rapporto con il Signore è totalizzante, non può esser messo da parte per compiacere il mondo o per timore di giudizi e attacchi.
Non si tratta di ostentazione fanatica, ma di vivere coerentemente una relazione d’amore con Dio che non può e non deve in alcun modo passare in secondo piano. Se Gesù occupa il centro della vita questo non può non essere espresso, esplicitamente o implicitamente, con semplicità e naturalezza, ma in modo chiaro. Anche questa è testimonianza, anche attraverso piccoli segni si può evangelizzare, portare nel mondo e agli altri il Dio che tanti non conoscono. Anche da piccoli gesti che appaiono insignificanti o di poco conto può essere favorito un incontro, quello salvifico.