Angelus 12 ottobre 2025, Papa Leone XIV: intravede una “scintilla di speranza”

Nel giorno del Giubileo della Spiritualità Mariana, il Pontefice torna a pregare per la pace nelle aree del mondo in conflitto.

Papa Leone XIV celebra messa per il Giubileo della Spiritualità Mariana (Città del Vaticano, 12 ottobre 2025)
Photo: Vatican Media – Youtube

Il cammino dell’Anno Santo 2025, arrivato ormai a tre quarti, procede con il Giubileo della spiritualità mariana. Durante la Santa Messa celebrata nella basilica di San Pietro, papa Leone XIV ha in primo luogo ricordato che “la spiritualità mariana, che nutre la nostra fede, ha Gesù come centro“.

L’unica cura possibile per l’umanità “lebbrosa”

Nella prima lettura, San Paolo raccomanda “di non perdere il centro, di non svuotare il nome di Gesù della sua storia, della sua croce“. E’ necessario, cioè, che la “memoria incandescente di Gesù” modifichi il “nostro vivere insieme.

Menzionando la prima predicazione di Gesù nella sinagoga di Nazareth (cfr Lc 4,28-29), il Santo Padre ha rammentato come la Parola di Dio sia “segno di contraddizione” e risulti “efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio“. Se da un lato, l’umanità si rivela “fragile, ferita, malata“, Gesù che “non porta armature, ma nasce e muore nudo” […] “offre il suo dono senza costringere i lebbrosi guariti a riconoscerlo“.

Forse“, ha proseguito il Pontefice, “meno titoli si possono vantare, più è chiaro che l’amore è gratuito. Dio è puro dono, sola grazia, ma quante voci e convinzioni possono separarci anche oggi da questa nuda e dirompente verità!“.

Come Gesù, Maria ci fa amare i poveri

In questo scenario, si inquadra la spiritualità mariana che “ci immerge nella storia su cui il cielo si è aperto, ci aiuta a vedere i superbi dispersi nei pensieri del loro cuore, i potenti rovesciati dai troni, i ricchi rimandati a mani vuote. Ci impegna a ricolmare di beni gli affamati, a innalzare gli umili, a ricordarci la misericordia di Dio e a confidare nella potenza del suo braccio (cfr Lc 1,51-54)”.

Così come nove lebbrosi su dieci “non tornarono a ringraziare“, il Papa ha ammonito: “Guardiamoci, dunque, da quel salire al tempio che non ci mette alla sequela di Gesù. Esistono“, ha osservato, “forme di culto che non ci legano agli altri e ci anestetizzano il cuore“.

Leone XIV ha quindi esortato: “Guardiamoci da ogni strumentalizzazione della fede, che rischia di trasformare i diversi – spesso i poveri – in nemici, in ‘lebbrosi’ da evitare e respingere“.

Il cammino di Maria“, ha aggiunto Prevost, “è dietro a Gesù, e quello di Gesù è verso ogni essere umano, specialmente verso chi è povero, ferito, peccatore. Per questo la spiritualità mariana autentica rende attuale nella Chiesa la tenerezza di Dio, la sua maternità“.

Il Santo Padre ha concluso l’omelia con un auspicio: “In questo mondo assetato di giustizia e di pace, teniamo viva la spiritualità cristiana, la devozione popolare a quei fatti e a quei luoghi che, benedetti da Dio, hanno cambiato per sempre la faccia della terra. Facciamone un motore di rinnovamento e di trasformazione, come chiede il Giubileo, tempo di conversione e di restituzione, di ripensamento e di liberazione“.

L’altro non è un nemico ma un fratello da perdonare

Durante l’Angelus, recitato a conclusione della messa, il Pontefice si è soffermato sugli ultimi sviluppi della crisi mediorientale: “Negli ultimi giorni l’accordo sull’inizio del processo di pace ha regalato una scintilla di speranza in Terra Santa:  incoraggio le parti coinvolte a proseguire con coraggio il percorso tracciato verso la pace giusta, duratura e rispettosa delle legittime aspirazioni del popolo israeliano e del popolo palestinese“.

Due anni di conflitto“, ha proseguito, “hanno lasciato ovunque molte macerie soprattutto nel cuore di chi ha perso brutalmente i figli, i genitori, amici, ogni cosa. Con tutta la Chiesa sono vicino al vostro immenso dolore, oggi soprattutto a voi è rivolto la carezza del Signore. Chiediamo di guarire tutte le ferite e di aiutare con la sua grazia a compiere ciò che umanamente ora sembra impossibile, riscoprire che l’altro non è un nemico ma un fratello a cui guardare, perdonare, offrire la speranza della riconciliazione”.

Di seguito, “con dolore“, il Papa ha fatto cenno alle “notizie dei nuovi violenti e attacchi che hanno colpito diverse città e strutture civili in Ucraina provocando la morte di persone innocenti tra cui i bambini e lasciando moltissimi famiglie senza elettricità e riscaldamento. Il mio cuore si unisce alla sofferenza della popolazione che da anni vive nell’angoscia e nella privazione“. Leone ha quindi rinnovato “l’appello a mettere fine alla violenza, a fermare la distruzione, ad aprirsi al dialogo e alla pace“.

Una menzione, infine, per il “caro popolo peruviano in questo momento di transizione politica“, per il quale Prevost ha pregato “affinché il Perù possa continuare nella via della riconciliazione del dialogo e dell’unità nazionale. Oggi in Italia – ha concluso – si ricordano le vittime degli incidenti sul lavoro: preghiamo per loro e per la sicurezza di tutti i lavoratori”.

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