Angelus 9 novembre 2025, papa Leone: “Santità della Chiesa non è merito nostro”

La basilica di San Giovanni in Laterano è un “segno della Chiesa vivente” fondata in Gesù Cristo, nonché della “comunità ecclesiale”. Lo ha detto papa Leone XIV, celebrando la Santa Messa nella solennità della Dedicazione della Basilica Lateranense.

Papa Leone XIV Angelus 9 novembre 2025
Papa Leone XIV – Angelus 9 novembre 2025 – Photo: Vatican Media

Pertanto, aiutati dalla Parola di Dio, riflettiamo, guardando a questo edificio, sul nostro essere Chiesa“, ha commentato il Santo Padre durante l’omelia.

Angelus 9 novembre 2025, papa Leone: “Inquietanti fondamenta”

Primo segno su cui riflettere sono le “fondamenta” della basilica lateranense, la cui importanza è “per certi versi addirittura inquietante“, ha affermato il Pontefice. “Se chi lo ha costruito, infatti, non avesse scavato a fondo, fino a trovare una base sufficientemente solida su cui erigere tutto il resto, l’intera costruzione sarebbe crollata da tempo, o rischierebbe di cedere ad ogni istante, così che anche noi, stando qui, correremmo un serio pericolo“.

Chi ci ha preceduto“, ha osservato il Papa, “invece, per fortuna, ha dato alla nostra Cattedrale basi solide, scavando in profondità, con fatica, prima di iniziare ad innalzare le mura che ci accolgono, e questo ci fa sentire molto più tranquilli“.

La profondità delle fondamenta offre comunque un ulteriore spunto di riflessione: “Anche noi, infatti, operai della Chiesa vivente, prima di poter erigere strutture imponenti, dobbiamo scavare, in noi stessi e attorno a noi, per eliminare ogni materiale instabile che possa impedirci di raggiungere la nuda roccia di Cristo (cfr Mt 7,24-27)”.

Appoggiarsi alle fondamenta di Gesù Cristo vuol dire “tornare costantemente a Lui e al suo Vangelo, docili all’azione dello Spirito Santo“, per non correre il rischio di “sovraccaricare di pesanti strutture un edificio dalle basi deboli“.

Tutto ciò, ha proseguito Leone XIV, è uno sprone a non essere “frettolosi e superficiali” ma, al contrario, a scavare “a fondo, liberi dai criteri del mondo, che troppo spesso pretende risultati immediati, perché non conosce la sapienza dell’attesa“. Soltanto “con umiltà e pazienza“, ha aggiunto Prevost, “si può costruire, con l’aiuto di Dio, una vera comunità di fede, capace di diffondere carità, di favorire la missione, di annunciare, di celebrare e di servire quel Magistero apostolico di cui questo Tempio è la prima sede“.

Il valore della liturgia secondo papa Leone XIV

Emblematica è, a riguardo, la figura del pubblicano Zaccheo, protagonista del Vangelo odierno (Lc 19,1-10): costretto ad arrampicarsi su un sicomoro per poter vedere Gesù, Zaccheo finisce per “riconoscere il proprio limite e superare i freni inibitori dell’orgoglio”. Solo così egli “può incontrare Gesù, che gli dice: «Oggi devo fermarmi a casa tua» (v. 5). Da lì, da quell’incontro, comincia per lui una vita nuova” (cfr v. 8).

C’è un “immagine bella” menzionata dal Santo Padre: quella del “cantiere” che descrive il “nostro cammino ecclesiale” e che “esprime lo sforzo reale, palpabile, con cui le nostre comunità crescono ogni giorno, nella condivisione dei carismi e sotto la guida dei Pastori“.

Ciò comporta “il confronto e la verifica sul campo“, quindi “un cammino in salita, ma non bisogna scoraggiarsi. È bene, invece“, ha raccomandato il Pontefice, “continuare a lavorare, con fiducia, per crescere insieme“.

Anche la costruzione di un “edificio maestoso” come la Basilica di San Giovanni in Laterano ha comportato “momenti critici, soste, correzioni di progetti in corso d’opera” ma “pur con tanto sforzo, c’è un bene grande che cresce” e che ci mostra che la Chiesa è “madre di tutte le Chiese”.

Un ultimo accenno è stato dedicato dal Papa alla “liturgia“, la cui cura “nel luogo della Sede di Pietro, dev’essere tale da potersi proporre ad esempio per tutto il popolo di Dio, nel rispetto delle norme, nell’attenzione alle diverse sensibilità di chi partecipa, secondo il principio di una sapiente inculturazione e al tempo stesso nella fedeltà a quello stile di solenne sobrietà tipico della tradizione romana, che tanto bene può fare alle anime di chi vi partecipa attivamente“.

Un “edificio spirituale”

Rientrato successivamente in Vaticano, per l’Angelus, Leone XIV è tornato sulle celebrazioni della Dedicazione della Basilica Lateranense, ricordando che “non è soltanto un’opera di straordinaria valenza storica, artistica e religiosa, ma rappresenta anche il centro propulsore della fede affidata e custodita dagli Apostoli e della sua trasmissione lungo il corso della storia“.

Le dodici grandi statue degli Apostoli, “primi seguaci del Cristo e testimoni del Vangelo“, collocate nella Basilica Lateranense, ci rimandano “ad uno sguardo spirituale, che ci aiuta ad andare oltre l’aspetto esteriore, per cogliere nel mistero della Chiesa ben più di un semplice luogo, di uno spazio fisico, di una costruzione fatta di pietre” ma come “edificio spirituale” fondato su Gesù Cristo.

Noi siamo la Chiesa di Cristo“, ha ricordato Prevost, “il Suo corpo, le sue membra chiamate a diffondere nel mondo il Suo Vangelo di misericordia, di consolazione e di pace, attraverso quel culto spirituale che deve risplendere anzitutto nella nostra testimonianza di vita“.

E’ quindi, “in questo sguardo spirituale che dobbiamo allenare il cuore. Tante volte“, ha osservato il Santo Padre, “le fragilità e gli errori dei cristiani, insieme a tanti luoghi comuni e pregiudizi, ci impediscono di cogliere la ricchezza del mistero della Chiesa; la sua santità, infatti, non risiede nei nostri meriti, ma nel «dono del Signore, mai ritrattato», che continua a scegliere «come contenitore della sua presenza, con amore paradossale, anche e proprio le sporche mani degli uomini»” (J. Ratzinger, Introduzione al cristianesimo, Brescia 2005, 331).

Nuovo appello al cessate il fuoco

Dopo la recita dell’Angelus, il Pontefice ha espresso vicinanza “alle popolazioni delle Filippine colpite da un violento tifone: prego per i defunti e i loro familiari, per i feriti e gli sfollati“.

In conclusione, ha manifestato il proprio “vivo apprezzamento per quanti, ad ogni livello, si stanno impegnando a costruire la pace nelle diverse regioni segnate dalla guerra. Nei giorni scorsi“, ha ricordato il Papa, “abbiamo pregato per i defunti e tra questi purtroppo ce ne sono tanti uccisi nei combattimenti e nei bombardamenti, benché fossero civili, bambini, anziani, ammalati. Se si vuole veramente onorare la loro memoria, si cessi il fuoco e si metta ogni impegno nelle trattative“.

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