Angelica dimostra come si possa andare incontro alla morte a braccia aperte

La breve ma intensa vita di Angelica Tiraboschi è stata raccontata in un libro intitolato ‘Vivere a colori’ scritto da Cristian Bonaldi, giovane teologo e amico di questa ragazza illuminata dalla fede. La semplice cronaca dei fatti racconta che Angelica si è ammalata di tumore al seno quando aveva appena 18 anni (2013), che per 14 interminabili mesi ha combattuto con coraggio il male che l’aveva colpita e che ha passato qualche giorno in ospedale quando il tumore ha intaccato il cervello prima di morire a soli 20 anni. Tutti quelli che l’hanno conosciuta sanno che ha vissuto la malattia con la rassegnazione ed il coraggio di chi sa che quello è il piano di Dio per lei. A dimostrarlo il fatto che i genitori l’abbiano trovata priva di vita, distesa sul letto a braccia larghe e palmi rivolti verso il cielo, con un grosso sorriso ed un espressione serena che le tratteggiavano il volto.

Chi fosse in realtà Angelica, però, lo racconta Bonaldi in un intervista concessa a ‘Famiglia Cristiana’. La prima cosa che lo scrittore sottolinea è ciò che il suoi amici hanno fatto subito dopo la notizia della morte: “Dopo la sua morte è stato organizzato un torneo notturno di pallavolo in sua memoria e il trofeo dato al vincitore è una coppa bianca punteggiata di tanti colori che rappresenta proprio quello che Angelica è stata: come una coppa pura è stata modellata dal Signore e ha vissuto la malattia con fede, gioia e speranza tingendo la sua vita di mille colori”. L’immagine poetica ricercata dallo scrittore e dagli amici di questa ragazza racchiude alla perfezione ciò che Angelica è stata nei vent’anni di vita.

Sin da piccolissima ha vissuto con grande partecipazione la sua fede (evento insolito per un bambino) e durante l’adolescenza ha vissuto seguendo la regola delle sei S (Sarai santa se sei santa subito). Il suo amore nei confronti di Dio era nato durante la cresima, momento in cui ha percepito un profondo coinvolgimento interiore. Da quell’istante in poi non passava giorno che non pregasse il rosario e che non prendesse l’Eucaristia. Fuori dalla Chiesa era una ragazza esemplare che invitava i coetanei a riflettere su questioni profonde e che riusciva ad essere amata e stimata da tutti.

Uscita dal liceo ha scoperto di essere malata casualmente: un amico che non vedeva da tempo le corse incontro per abbracciarla, nell’impeto dell’abbraccio avvertì una dolorosa fitta al seno. Il controllo medico evidenziò come si trattasse di un tumore ed è cominciato un calvario durato un anno dopo il quale pensava di aver sconfitto la malattia. Nell’agosto del 2015 avverte dei fortissimi mal di testa, la risonanza evidenzia delle metastasi alle meningi, ormai non c’è nulla da fare la sua vita è al termine. Tra le tante frasi che Bonaldi ha estratto dai diari di Angelica ce n’è una che ne evidenzia la natura più di tutti: “Stiamo attenti, noi che stiamo vivendo, non buttiamo via il nostro tempo. Viviamo intensamente facendo il bene e dando felicità e amore agli altri”.

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