L’incredibile vicenda della scuola di Amatrice: è l’unica ad essere chiusa per mancanza di docenti. La colpa è della burocrazia, ma sale la rabbia
Alla riapertura della scuola, infatti, sono molti i problemi che si presentano a presidi, docenti e alunni. Ma l’idea che in uno dei luoghi in cui si ha più tragicamente bisogno di ripartire, non lo si possa fare per mancanza di docenti, è a dir poco aberrante.
Per i bambini di Amatrice niente scuola: manca il personale docente
Ad Amatrice, luogo simbolo degli eventi sismici del 2016 e del 2017, c’è bisogno di ricostruire una intera comunità mettendo al centro il futuro della città, ovvero i giovani e la scuola. Oggi invece la triste notizia: l’Istituto Comprensivo “Sergio Marchionne” è chiuso. Si tratta dell’unica scuola oggi presente ad Amatrice.
I bambini perciò saranno obbligati a restare a casa, a differenza di tutti gli altri luoghi d’Italia. Tra la rabbia e lo sconforto, ci si chiede come sia possibile. La mancanza di insegnanti in un luogo simile è una tragedia del tutto italiana. A molti appare impossibile che oggi, con la carenza di lavoro e la difficoltà di stabilità economica, ci siano ad esempio giovani capaci di rifiutare un posto da docente.
Scuola chiusa ad Amatrice. Il problema? La burocrazia
Il problema, infatti, non sono le candidature. Ma le procedure burocratiche che, come al solito, hanno impedito le nomine dei docenti, ha spiegato il sindaco Antonio Fontanella. “Non hanno provveduto alla nomina dei docenti e non c’erano le condizioni per poter avviare l’attività didattica”, ha spiegato alle agenzie stampa.
“Ogni anno purtroppo queste nomine le fanno troppo tardi, mancava anche il dirigente scolastico e chi era stato nominato ha rinunciato. Ne hanno nominato un altro, venerdì scorso, ma non sarà qui prima di venerdì”.
Un danno che sa anche di beffa
Un vero danno che sa di beffa, e che indigna profondamente l’intero paese. La solidarietà con Amatrice e i luoghi terremotati infatti stenta a decollare quando si parla di interventi strutturali e complessivi da parte delle istituzioni. Sapere che ora che ci sarebbe la possibilità nemmeno la scuola può ripartire lascia in bocca l’amaro a tutti.
“I comuni più lontani e periferici come il nostro diventano purtroppo l’ultima scelta per chi viene nominato a ricoprire un ruolo in una scuola”, ha continuato il sindaco di Amatrice. “I nostri bambini stanno a casa, dunque, e ci resteranno almeno fino a sabato, nella speranza che questa settimana riescano a nominare tutti i docenti che mancano e riescano ad aprire lunedì”.
La rabbia dei cittadini
Il sindaco si è detto affranto e dispiaciuto che “solo per motivi burocratici non si sia riusciti ad aprire l’anno scolastico nella data prefissata, perché per il resto l’edificio ha la struttura, l’ampiezza che garantiscono il mantenimento del distanziamento tra gli alunni e tutte le condizioni per riaprire”.
La rabbia tuttavia, dei cittadini e degli italiani tutti, è tanta. “Ci si poteva lavorare prima, magari le nomine dovrebbero essere fatte a luglio. Ora facciano il prima possibile”, conclude il sindaco.
Le parole dell’ex sindaco Pirozzi
“Mai nella storia di Amatrice si è verificata una vergogna simile. Perfino nel momento di maggiore difficoltà, a pochi giorni del terremoto, riuscimmo a garantire l’inizio per tempo dell’anno scolastico grazie ai moduli inviati dal Trentino Alto Adige”, ha commentato l’ex sindaco dei tempi del sisma, Sergio Pirozzi.
“Al di là del fatto che abbiamo sempre chiesto l’autonomia scolastica, perché il dirigente era in tre scuole diverse al di là delle passerelle politiche, eccoli i veri problemi delle aree terremotate”, ha affermato ancora Pirozzi, ora consigliere regionale, riferendosi alla mancanza di personale che ha portato della chiusura della scuola in questo tempo difficile, a cui alla ricostruzione inefficiente si è aggiunta anche la pandemia.
“Quanto accaduto testimonia il progressivo disinteresse verso tutte le aree colpite dal terremoto”, ha continuato Pirozzi. “I nostri figli di serie B, nonostante la scuola sia stata donata. Chi ha le redini, tra Governo, Ministro e Regione Lazio, dia attenzione alla gente del cratere sempre, non solo quando ci sono le ricorrenze”.
Giovanni Bernardi