Alfie Evans, trasferimento a Roma: ecco la risposta dell’Unione Europea

Alfie Evans, trasferimento a Roma: ecco la risposta dell'Unione Europea In risposta ad un’interrogazione parlamentare, l’Unione Europea ha finalmente espresso il suo parere sulla questione Alfie Evans stabilendo che il piccolo avrebbe avuto il diritto a protezione e cure. In sostanza l’Unione Europea ha dato ragione ai genitori del bambino facendo capire che loro avrebbero avuto la possibilità ed il diritto di trasferire il figlio al Bambin Gesù di Roma per un ultimo tentativo di cura, poiché questo rientra in ciò che la Carta dei diritti fondamentali sancisce. Tuttavia, l’UE ha anche risposto che in questioni di questo tipo, ovvero sanitarie e giuridiche, la giurisdizione compete allo stato membro (da considerare anche che la Gran Bretagna non lo è più) e che il massimo organismo europeo non ha gli strumenti adatti per interferire con le decisioni prese all’interno dei confini nazionali dal Paese in questione.

La risposta dell’Unione Europea all’interrogazione parlamentare sul caso Alfie Evans

In breve, dunque, il diritto a cui appellarsi esiste ma rimane sulla carta se il tribunale locale stabilisce che per il caso in specie non è applicabile. A scriverlo in risposta all’interrogazione parlamentare presentata da Mara Bizzotto, Elisabetta Gardini, Patrizia Toia e Silvia Costa, è la portavoce dell’Unione Europea Vera Jurova: “Il diritto del minore alla protezione e alle cure è un diritto fondamentale sancito dall’articolo 24 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea”, spiega la portavoce UE che però poi aggiunge: “L’Unione non dispone tuttavia di poteri generali d’intervento presso gli Stati membri in materia di diritti fondamentali – e ancora – In base all’articolo 51, paragrafo 1, della Carta, le disposizioni di quest’ultima si applicano agli Stati membri esclusivamente nell’attuazione del diritto dell’Unione”.

Risulta chiaro quindi che nel caso in specie ed in quelli simili a questo non c’è nulla che possa essere fatto se la tribunale del Paese in cui si verifica il fatto stabilisce che non sarà permesso il trasferimento, tanto più che sempre nella risposta si legge che non può essere fatto appello al direttiva europea sull’assistenza sanitaria transfrontaliera che norma solo i rimborsi delle cure ricevute in un Paese estero. Le associazioni pro vita, dopo questa conferma, tuonano che la carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea è totalmente inefficace e annunciano il prosieguo della loro lotta affinché situazioni simili non si ripetano.

Luca Scapatello

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