Accuse pesanti per padre Rupnik | Scattano le misure cautelari per il noto sacerdote

Sul banco degli accusati è finito uno stimato sacerdote, noto nel mondo come artista e autore spirituale.

In questi giorni è venuta a galla una storia dolorosa riguardo a fatti che, a quanto pare, avrebbe commesso in passato.

Padre Marko Rupnik accuse abusi suore
Padre Marko Rupnik sj – photo web source

Niente silenzi o “insabbiamenti”. I Gesuiti hanno adottato una linea rigorosa nei confronti del sacerdote Marko Ivan Rupnik, il gesuita sloveno famoso anche come artista, per i suoi mosaici. Ufficialmente la Compagnia di Gesù lo ha sottoposto a delle “restrizioni”. Tra queste il divieto di fare confessioni e di accompagnare esercizi spirituali.

Una misura che si è resa necessaria dopo le accuse di aver abusato sessualmente e psicologicamente di alcune suore in Slovenia. Si tratta di fatti che risalgono agli ani Novanta. Le violenze sarebbero avvenute ai danni delle religiose della Comunità Loyola di Lubiana. Accuse che sono prescritte, ma che hanno portato ugualmente a una “indagine previa” conclusa recentemente, a ottobre di quest’anno. Lo hanno reso noto gli stessi Gesuiti.

Successivamente la Comunità Loyola, fondata da una suora amica di padre Rupnil, che le faceva anche da padre spirituale, è stata commissariata. Il commissario risulta essere il vescovo ausiliare della diocesi di Roma, monsignor Daniele Libanori, anch’egli gesuita.

Accuse che fanno male a tutta la Chiesa

Inutile dire quanto sia doloroso anche il solo pensiero che una simile notizia possa corrispondere a fatti realmente accaduti. Tanto più se si tratta di una personalità di spicco come quella di padre Marko Rupnik, fondatore del centro “Aletti” e autore di libri di spiritualità famosi in tutto il mondo spesso citati anche da santi sacerdoti.

Il gesuita è anche stimato e noto come artista, al punto che gli è stato affidato il compito di restaurare e rinnovare la cappella del Pontificio Seminario Romano Maggiore. A volerlo, si legge su RomaSette, sarebbe stato il cardinale vicario Angelo De Donatis, anche grazie alla donazione di un benefattore da poco scomparso.

La nota ufficiale della Compagnia di Gesù

Adesso però tutto cambia con la storia dei presunti abusi del passato. Una nota firmata dal delegato delle Case interprovinciali romane della Compagnia di Gesù – divulgata dopo il caso scoppiato sul web per la lettera di una delle religiose vittime degli abusi – ha reso noto che la Congregazione per la Dottrina della fede (Cdf), competente per i processi canonici in caso di abusi sessuali, «ha ricevuto una denuncia nel 2021 nei confronti di p. Marko Ivan Rupnik S.J. riguardante il suo modo di esercitare il ministero. Non era coinvolto alcun minorenne».

La Congregazione per la Dottrina della fede, alla guida della quale c’è un altro gesuita (il cardinale spagnolo Luis Ladaria), ha perciò chiesto alla Compagnia di Gesù di avviare un’indagine previa sul caso di padre Rupnik. Il comunicato dei Gesuiti non specifica le accuse rivolte al sacerdote sloveno, limitandosi a spiegare che la Compagnia, su richiesta della Cdf, ha subito nominato un istruttore esterno (un religioso proveniente da un altro istituto). Diverse persone, prosegue la nota, sono state chiamate a  fornire testimonianza.

Padre Marko Rupnik accuse abusi suore
Padre Rupnik con una delle sue opere – photo web source

L’esito dell’indagine previa

Il rapporto finale dell’indagine è stato consegnato alla Congregazione la quale, «dopo aver studiato il risultato di questa indagine, ha constatato che i fatti in questione erano da considerarsi prescritti e ha quindi chiuso il caso all’inizio di ottobre 2022».

I Gesuiti fanno sapere di aver preso diverse «misure cautelari» nei confronti di padre Rupnik durante l’indagine previa. Tra queste la «proibizione dell’esercizio del sacramento della confessione, della direzione spirituale e dell’accompagnamento di Esercizi spirituali». Al gesuita sloveno è stato proibito anche di esercitare attività in pubblico senza  aver ricevuto il permesso del suo superiore locale. Misure, precisa il comunicato, «a tutt’oggi in vigore, come misure amministrative, anche dopo la risposta del Dicastero per la dottrina della fede».

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