Si definiscono “abusi liturgici” tutte le pratiche diverse dalle norme richieste dal rito, che, in quel momento, si sta celebrando in Chiesa, casa del Signore, prima che dei fedeli.
Nel testo della Congregazione del Culto Divino (che riferisce le disposizioni del Diritto Canonico e di altri documenti ecclesiali) si legge, in merito alla disciplina dei riti, dei Sacramenti, della liturgia: “Le parole e i riti della Liturgia sono, inoltre, espressione fedele maturata nei secoli dei sentimenti di Cristo e ci insegnano a sentire come lui: conformando a quelle parole la nostra mente, eleviamo al Signore i nostri cuori”.
E’ per quello che si va in Chiesa, per allinearsi col pensiero del Salvatore; per le altre attività di svago ci sono posti più adeguati.
Gli abusi liturgici, dunque, spaziano, dall’utilizzo di ostie prodotte secondo norme inadeguate (esistono particolari attenzioni per renderle “santificabili”), all’uso di musiche inappropriate alle liturgie, passando per le licenze azzardate, pretese da alcuni sacerdoti, che mettono in discussione il Credo o la sacralità dell’Eucarestia, custodita nel Tabernacolo.
“In questo modo si impedisce pure “ai fedeli di rivivere in un certo senso l’esperienza dei due discepoli di Emmaus: “E i loro occhi si aprirono e lo riconobbero”.”.
Fondamentale è, allora, che il sacerdote, Ministro di Dio, colui che presenta all’assemblea dei fedeli l’esempio e il sacrificio di Cristo vivo, su ogni altare di ogni chiesa, sia coerente con il proprio compito di pastore del gregge che, da Dio, gli è stato affidato.
“Gli abusi non di rado si radicano in un falso concetto di libertà. Dio, però, ci concede in Cristo non quella illusoria libertà in base alla quale facciamo tutto ciò che vogliamo, ma la libertà, per mezzo della quale possiamo fare ciò che è degno e giusto”.
Spesso, un cristiano non sa come esserlo, questa è la verità: ha bisogno di una guida che gli insegni quali sono i comportamenti opportuni e quali meno, per accrescere, in maniera sana, la propria spiritualità.
Molte persone, nate in famiglie cristiane, non si sono preoccupate di incontrare la persona di Gesù, di conoscerlo come se fosse (e lo è) un amico fraterno, altrimenti si batterebbero per portare avanti i suoi insegnamenti.
Preghiamo, dunque, perché non si senta mai più che, in una Chiesa di Milano, il Cardinale non abbia segnalato che il Tabernacolo (luogo in cui vengono conservate le ostie consacrate, quindi divenute Corpo di Gesù realmente) sia stato posto fuori dalla zona dove si svolgeva la celebrazione, come a lasciare l’ospite d’onore fuori dalla porta di casa.
Preghiamo, perché non si scherzi più coi Sacramenti, regalando l’Eucarestia a persone che rimangono nel peccato, ritenendo che non debbano chiedere perdono a Dio, tramite un altro uomo: il sacerdote.
Preghiamo, perché nessun sacerdote trasformi il Padre Nostro (la preghiera che Gesù stesso insegnò agli Apostoli) in un canto ispirato alle musiche di Simon & Garfunkel.
Preghiamo, perché i Ministri di Dio non annullino la celebrazione del Natale (è avvenuto realmente), per mostrare al mondo come il consumismo l’abbia reso inutile, ma si adoperino perché il Bambinello nasca ancora nel cuore di ogni persona tiepida nella fede. Antonella Sanicanti
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