Irlanda a parte, i Paesi in cui l’ aborto è illegale sono ancora tanti.
In molte Nazioni (compresa la nostra), indipendentemente dalla religione dominante, è permesso l’aborto, in determinate circostanze; in altre, è permesso quasi nella totalità dei casi e, in tante, è sempre e comunque una pratica illegale.
Abbiamo a disposizione i dati del Guttmacher Institute (un gruppo pro aborto), che risalgono allo scorso anno, per tirare le somme: le donne in età riproduttiva, in tutto il mondo, sono circa 1,6 miliardi. Di queste, il 6% appartiene a Paesi in cui l’aborto illegale; il 21% a Paesi in cui l’aborto è “esplicitamente permesso solo per salvare la vita della donna”; l’11% a Paesi in cui “è permesso per proteggere la salute fisica della donna”; il 37% a Paesi in cui l’aborto è permesso, senza restrizioni, se non quelle dei giorni precisati dalla legge, riguardanti la gravidanza inoltrata (12/14 settimane negli Stati Uniti, in Canada, in Australia, in Russia, in Cina, in Germania, in Francia, nel resto dell’Europa, dunque, anche in Italia).
Da questi dati, si evince che ben 60 Paesi al mondo permettono l’aborto, ma ne restano ancora 26 che lo proibiscono.
Precisamente, in Angola, in Egitto, nel Gabon, nella Guinea-Bissau, nel Madagascar, nel Senegal, in Iraq, in Laos, nelle Isole Marshall, nelle Filippine, nella Repubblica Dominicana, in El Salvador, ad Haiti, nel Nicaragua (e non solo), l’aborto non è concesso in nessun caso, nemmeno per salvare la vita della madre!
In quest’ultimo caso è, invece, autorizzo in Nigeria, in Somalia, in Libia, in Sudan, nell’Afghanistan, in Bangladesh, in Paraguay, in Venezuela, nell’Indonesia.
In Indonesia, poi, come in Messico, in Cile, a Panama, in Nuova Zelanda, in Algeria, nell’Eritrea, in Gambia, in Namibia, alle Seychelles, in Sierra Leone, in Israele, in Colombia, in Giamaica, l’aborto è permesso anche dopo uno stupro, se si sono riscontrare malformazioni del feto, in seguito ad un incesto.
Nella vicina e cattolicissima Malta l’aborto è proibito (rimane, oggi, l’unico Paese dell’Unione Europea a negarlo categoricamente).
Da un’indagine condotta dal Washington Post in El Salvador e in Nicaragua ci sono le punizioni più severe, per chi ricorre all’aborto.
Antonella Sanicanti
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