
Aborto: una condanna a morte prima di nascere. E’ così che il Responsabile della Campagna Generazione Voglio Vivere definisce l’interruzione volontaria di gravidanza.
Dal 1978, infatti, anno dell’approvazione della legge 194 pro aborto in Italia, “più di 6 milioni di vite umane sono state soppresse nel grembo materno”.
Erano più di 6 milioni di bambini che, per volere della loro madre, non hanno mai potuto mostrato al mondo il loro sorriso.
Non bisognerebbe mai dimenticare che chi fa questa scelta, tra l’altro, danneggia anche se stessa e le persone che le vivono accanto.
Molti studi medici hanno dimostrato che le donne, dopo aver abortito, mostrano i tipici Disturbi Post Traumatico da Stress, che si palesano con sensi di colpa, ansia incontrollata, angoscia, depressione, astio per coloro che hanno consigliato l’aborto, un senso di vuoto e di smarrimento. Molte donne ricorrono all’alcool, alla droga, all’autolesionismo, fino ai tentativi di suicidio.
Senza contare che l’interruzione volontaria di gravidanza è un’operazione chirurgica, in molti casi, e che porta con se, pertanto, possibili complicanze, come emorragie, menomazioni dell’utero, infezioni varie, fino alle estreme conseguenze.
Inoltre, sta promuovendo una petizione per “Chiedere al Ministero della Salute di diffondere le informazioni relative ai danni che l’aborto può causare alla salute delle donne”. Altrettanto chiede anche alle Commissioni Sanità in Parlamento.
Inoltre, propone che, soprattutto le donne a cui è consigliata l’interruzione volontaria di gravidanza, a causa di problemi al feto, vengano rese consapevoli della loro scelta e delle possibili conseguenze.
Antonella Sanicanti