Ecco un evento, accaduto tempo fa, ma che vogliamo ricordare: l’abbraccio del Papa che commosse il mondo.
“Mi ha accarezzato tutto il viso e mentre lo faceva sentivo solo amore”.
Parla Vinicio, affetto da una neurofibromatosi di tipo 1 (la malattia di Recklinghausen), che gli ha lentamente trasformato la figura.
Lui ha 53 anni ed, in piazza San Pietro, ha potuto avere un incontro ravvicinato con Papa Francesco. E’ stato allora che si sono abbracciati, mentre il Papa accarezzava le sue “ferite”.
“Prima gli ho baciato la mano, mentre lui con l’altra mi carezzava il capo e le ferite. Poi, mi ha attirato a sé, abbracciandomi forte e baciandomi il viso. Avevo la testa contro il suo petto, le sue braccia che mi avvolgevano. E lui mi teneva stretto, stretto, come coccolandomi, non si staccava più. Ho cercato di parlare, di dirgli qualcosa, non ci sono riuscito: l’emozione era troppo forte. È durato poco più di un minuto, ma a me è sembrata un’eternità”.
Vinicio vive la sua malattia da più di metà della sua vita ed è incurabile, provoca tumori in ogni parte del corpo e dolori atroci.
Quando gliela diagnosticarono, all’età di 15 anni, i medici gli diedero pochi anni di vita, invece Vinicio è sopravvissuto finora, anche se tra mille difficoltà.
“Le mani del Papa sono così morbide … Morbide e bellissime. E il suo sorriso limpido e aperto. Ma la cosa che più mi ha colpito è che non sia stato lì a pensarci, se abbracciarmi o meno. Io non sono contagioso, ma lui non lo sapeva. Però l’ha fatto e basta: mi ha accarezzato tutto il viso e, mentre lo faceva, sentivo solo amore”.
Vinicio sa cosa vuol dire essere emarginato, a causa dell’aspetto, allontanato come se potesse contaminare altri.
“Una volta, in ospedale, mi stavo spogliando, quando è entrato un medico di colore. Mi ha guardato e si è irrigidito, quasi sconvolto. Più tardi mi è venuto vicino e mi ha chiesto scusa. Ha detto che in Africa aveva avuto a che fare con malattie terribili, ma che non aveva mai visto niente di così devastante. Le sue parole mi hanno molto toccato”.
Antonella Sanicanti
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