Oggi 9 settembre è San Pietro Claver: restituisce libertà e dignità a schiavi e oppressi

La vita di San Pietro Clavier fu tutta spesa per la liberazione dei prigionieri in schiavitù per i quali si adoperò al fine di restituirgli la dignità sottratta. 

San Pietro Claver
San Pietro Claver – lalucedimaria.it

Sacerdote gesuita, San Pietro Claver, che si ricorda oggi 9 settembre, spese la sua esistenza ad aiutare gli oppressi. In particolare la sua opera fu rivolta alla liberazione delle persone in condizione di schiavitù.

Nasce il il 25 giugno 1581 a Verdù in Spagna da una famiglia di umili condizioni. Riceve un’educazione genuinamente cristiana, anche se quando manifesta l’intenzione di intraprendere la vita religiosa e di farsi prete viene ostacolato dai genitori.

Santo del 9 settembre: San Pietro Claver

Nonostante l’opposizione della famiglia entra nella Compagnia di Gesù e contemporaneamente si dedica agli studi di filosofia e teologia, a Palma de Maiorca e a Barcellona. Prese i voti nel 1616 a Cartagena, dove era stato inviato dai gesuiti.

In terra colombiana trova una realtà che richiama la sua carità: in quel luogo è forte la presenza di persone in condizione di schiavitù e così decide che deve adoperarsi per loro e a questo obiettivo dedicherà tutta la sua vita. Si tratta di uomini e donne etiopi a cui era stata tolta la dignità umana, e che Pietro Clavier cerca in ogni modo di restituire.

Per 44 anni, fino alla sua morte vive lì dedito a questa missione per cui spende tutte le sue forze. La sua opera si concentrava prevalentemente come evangelizzazione. Dava la speranza a chi l’aveva perduta, trasmetteva l’amore di Dio e lo faceva conoscere a chi non lo aveva mai incontrato, restituendo quindi loro la diginità che tanto brutalmente gli veniva sottratta.

Il primato della libertà interiore

Non aveva la possibilità di eliminare la schiavitù e rendere quelle persone libere materialmente. Ma poteva dar loro quanto c’è di più grande, l’incontro con il Dio che salva. Gli schiavi potevano quindi acquisire la libertà interiore, quella che nessuno può togliere.

Nella sua attività di evangelizzazione San Pietro Claver trova anche degli ostacoli. Viene osteggiato da parte di alcune autorità ecclesiastiche e gli viene fatta l’accusa di eccesso di zelo. È accusato di amministrare i sacramenti a persone che non erano considerate degne di poterli ricevere, solo perché schiavi. Ma lui lo fa santamente e trascorre lunghe ore al confessionale per concedere il perdono di Dio a chi glielo chiede.

Lui continua imperterrito nella sua missione e anche quando la zona viene colpita da un’epidemia di peste non si allontana e resta accanto agli oppressi per fornire tutto il suo aiuto. Sarà la peste a fermarlo, perchè rimane contagiato e anche se non muore subito, per 4 anni non può più svolgere la sua opera pienamente.

Il culto

Dopo tanta sofferenza muore l’8 settembre 1654 in odore di santità. La fama si sparge e ne nasce una venerazione anche perché tramite la sua intercessione avvengono numerosi miracoli. Anche i suoi abiti diventano reliquie che i fedeli cercano di accaparrarsi a forza strappandoli in pezzetti.

Con parti dei suoi vestiti e del suo mantello vengono coperti gli ammalati e si narra di molte guarigioni miracolose. La beatificazione arriva però solo due secoli dopo, nel 1850 e successivamente ci sarà la canonizzazione nel 1880. Per aver dedicato la vita alle popolazioni di colore è stato proclamato “patrono delle missioni tra le popolazioni nere“.

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