Vescovo e fondatore della Congregazione delle Figlie di Maria Santissima dell’Orto, sant’Antonio Maria Gianelli è noto per aver fermato un’epidemia con la sua fervente preghiera.

L’epoca in cui vive sant’Antonio Maria Gianelli, che si ricorda oggi 7 giugno, è il periodo che va tra la Rivoluzione francese e il Risorgimento. Sacerdote e poi vescovo, si dedicò con amore al gregge che gli era stato affidato. La sua potente preghiera di intercessione produsse anche la salvezza da una terribile epidemia.
Nato a Cereta, nei pressi di Chiavari, il 12 aprile 1789, proveniva da una modesta famiglia di contadini che però lo fece studiare grazie alla magnanimità di una proprietaria terriera che lo aiutò a pagare gli studi. Fin da giovane avvertì la vocazione al sacerdozio. Iniziò a predicare molto presto, ancor prima di diventare sacerdote.
Santo di oggi 7 giugno: Sant’Antonio Maria Gianelli
Diventato prete, già dai primi anni si dedicò attivamente a riformare i seminari e a fondare diverze accademie per l’approfondimento della Sacra Scrittura. Prediligeva il pensiero di san Tommaso d’Aquino per quanto riguarda la teologia dogmatica, mentre per gli insegnamenti di morale seguiva sant’Alfonso Maria de’ Liguori.
Nel 1829 fondà la Congregazione delle Figlie di Maria Santissima dell’Orto, che poi sono state chiamate Gianelline. La loro missione fu quella di adoperarsi per la cura e l’istruzione delle ragazze abbandonate affiancando a questa attività anche l’assistenza dei malati.
Nel 1838 venne nominato vescovo di Bobbio e anche nel suo ministero episcopale cercò di attuare risoluzione ferme e concrete per quanto riguardava i problemi di carattere sociale. Ma si interessava con grande zelo anche alle problematiche di natura spirituale.
La salvezza dall’epidemia
La spiritualità di sant’Antonio Maria Gianelli era pervasa da un rigoroso ascetismo. La sua vita comprendeva pratiche di mortificazione ad un’assidua preghiera. Portava il cilicio e adorava il Santissimo Sacramento. Era forte anche la sua devozione alla Beata Vergine Maria.
Nel 1835, quando la Liguria fu afflitta da una devastante epidemia di colera per chiedere la salvezza si mise alla guida di una processione penitenziale portando il Cristo Nero per le vie di Chiavari. Chiedeva che l’epidemia fosse fermata. Mentre lui predicava, uno stuolo di rondini si fermò a volteggiare attorno al Cristo Nero.
Questo fu considerato come un segno e infatti, quello che avvenne fu che per sua intercessione si verificò un vero e proprio miracolo. La città fu risparmiata dal terribile contagio. Oltre 7 mila persone erano andate in processione con lui e per 80 giorni pregarono il Cristo Nero. A questo e alla liberazione dall’epidemia, seguì una seconda processione, questa volta di ringraziamento con inni e lodi a Dio per aver esaudito le preghiere.
Non era molto vecchio quando si concluse la sua vita terrena. Aveva solo 57 anni, il 7 giugno 1846, quando morì pe run colpo apoplettico. La beatificazione arrivò nel 1925 e la canonizzazione avvenne nel 1951.
Continuo e perpetuo atto di fede
“La sua vita può dirsi che fosse un atto continuo e perpetuo di fede, di speranza e di carità verso il prossimo. Tutte le sue azioni, come tutte le sue parole, tutti i suoi pensieri, come tutti i suoi affetti, avevano un solo e stesso principio, un solo e stesso fine: la gloria di Dio e la salvezza delle anime” fu quanto dichiarò e come lo descrisse un suo allievo, il filosofo Cristoforo Bonavino.
Questi prima lo seguiva, poi rinnegò la fede cattolica entrando nella massoneria e solo successivamente tornò sui suoi passi riconoscendo anche il valore del maestro. L’Istituto delle Figlie di Maria SS. dell’Orto si sviluppò in modo molto rapido in Italia, e si estese poi anche in tutta l’America Latina, così come in Palestina e in vari Paesi d’Europa.
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