Sappiamo pregare in modo corretto? Quali sono le false credenze che sabotano la nostra relazione con Dio e in particolare ne evidenziamo cinque, per una vita di fede autentica.

In molti pensano che sia un qualcosa che non debba avere delle regole e questo è giusto. Ma ci sono dei miti quanto delle verità che devono essere chiarite prima che possano diventare delle convinzioni sbagliate per ciascuno di noi.
E tu…sai pregare? Vediamo insieme in cosa consistono questi “miti da sfatare” e cerchiamo di capire se anche noi cadiamo nell’handicap del “pregare bene o male”.
Come si prega? Lo dicevamo all’inizio: non ci sono delle regole precise che bisogna rispettare perché la nostra preghiera sia o meno ascoltata da Dio. Il Signore ascolta tutte, ma proprio tutte le nostre invocazioni, anche quelle che ci sembrano meno utili o meno opportune da rivolgere a Lui. Lui legge nel nostro cuore già prima che iniziamo a pregare.
Riprendendo le parole di Papa Francesco, “la preghiera è l’ossigeno per la nostra vita”, si capisce come sia un’azione essenziale quanto fondamentale per la nostra esistenza umana e cristiana. Da qui nasce la domanda spontanea: ma noi sappiamo pregare bene? Oppure no? Davanti a questa domanda, è necessario affermare che ci sono dei miti da sfatare e delle verità che, invece, bisogna prendere meglio in considerazione.
Scopriamo i 5 miti da sfatare per una vita di fede autentica
Cerchiamo di capire meglio. Partiamo dal primo punto: “Dio mi ascolta a seconda dalla quantità e dalla qualità delle mie parole”. Questo non è assolutamente vero. Lui conosce la nostra fede, sa cosa c’è nel nostro cuore e, al tempo stesso, sa anche in che modo ci relazioniamo con lui. non servono preghiere lunghe e noiose. Certe volte, a Gesù, basta anche solo guardarlo negli occhi.
Il secondo punto è: “Se prego tutti i giorni, praticamente sono già santo”. Beh, certo: pregare tutti i giorni è una cosa buona e giusta, perché ci unisce pienamente a Dio. Però se pensiamo così, è come se stessimo pregando alla maniera del fariseo narrato nel Vangelo: “Guarda quanto sono buono, non sono come questo o quello”. Il Signore non vuole questo: dobbiamo riconoscere i nostri errori, chiedere perdono per i nostri peccati. Chi si sente perfetto crede di non dover migliorare e non lo fa.

Le false credenze che condizionano la nostra preghiera
Il terzo punto è: “Devo sforzarmi al massimo perché le mie preghiere arrivino a Dio”. Lo dicevamo nel primo punto: Dio conosce bene ciò che abbiamo nel nostro cuore, ma non dobbiamo cadere nell’errore del dire, visto che Lui già sa, allora non dobbiamo pregare. Niente di più sbagliato: il dialogo con Dio è necessario, perché con Lui parliamo come ad un amico che ci conosce e che ci vuole bene.
Il quarto punto è: “Se prego Dio con fede, mi darà sempre ciò che gli chiedo”. Dio non è una macchinetta del “se mi comporto bene, ottengo il premio”. Non sempre otterremo da Dio la risposta che desideriamo, ma possiamo essere certi che Egli ci ascolta e ci dà quello di cui abbiamo bisogno.
Il quinto e ultimo punto è: “Se sono nel peccato, perché prego? Dio non mi ascolterà comunque”. Sbagliato anche questo. Dio ascolta tutti, sia i giusti che i peccatori, e si rallegra moltissimo quando un figlio che non gli parla da molto tempo finalmente torna a Lui. Chiedere perdono a Dio non è mai sbagliato.







