Dalla biografia di Padre Cavallucci, riprodotta nel primo volume della Documentazione ritiana antica, si osserva che fin da allora accanto all’arca di Rita si vedevano “molte immagini d’argento, di cera, di figure in tavole ed in tela, di ferri, di catene di schiavi, di canne rotte di schioppi”, il tutto “fedelissimamente registrato dai Notai alla presenza dei testimoni.
Presso il sacro corpo di Rita, continua il biografo, “si vede molti infermi e feriti essere risanati di gravissima infermità, molti ciechi essere stati illuminati, molti muti a nativitate aver ricevuto la loquela, stroppiati e zoppi essere stati risanati”; in più gli indemoniati venivano liberati e non mancava chi asseriva di esser scampato a morte certa grazie all’intercessione di suor Rita.
In questa biografia si citano quarantasei miracoli, i primi undici dei quali risalgono tutti al 1457 dal che si può desumere che essi siano quelli riportati dal notaio casciano Domenico Angeli. Eccoli:
Come si può constatare, le guarigioni miracolose riguardano le malattie più diverse, anche cecità e mutismo risalenti alla nascita.
Gli altri miracoli erano avvenuti tra il 1447 e il 1603. Si tratta di guarigioni da malattie di ogni genere: paralisi totali, pietra nella “vesciga”, difficoltà di parola, ferite considerate inguaribili e andate in putrefazione, ascessi in gola, pazzia, ossa rotte, piaghe purulente, emorragie, possessioni da “spiriti immondi”, peste, cancro alla gola e altro ancora.
Oltre a citare i miracoli accuratamente accertati e protocollati, il Padre Cavallucci informa che “ancora oggi nel tempo nostro nell’aprir della Cassa e dell’arca dove si trova quel corpo, si sente una fragrantia, la quale pare fatta di varie misture odorifere, sentendosi finché la detta cassa sta aperta, anzi s’è osservato con gran diligenza, e trovato per cosa verissima, che per ciascheduna volta che Nostro Signore Gesù Cristo concede qualche grazia per intercessione della Beata Rita, quest’odore e questa fragrantia si sente tanto maggiormente molti giorni prima, e doppo etiam che la cassa stia serrata, come più volte è successo, e che doppo la fragrantia di molti giorni è comparso alcuno di varie Città e Terre a portare elemosina in soddisfattioni de’ lor voti…”.
Il Cavallucci aggiunge ancora che le monache del monastero usavano nel mese di maggio preparare dei piccoli pani che nel giorno della festa di suor Rita, il 22 del mese, distribuivano ai bisognosi; e “per avere gustato detto pane” molti venivano liberati dalle febbri e da altre infermità.
Ma c’è di più: l’olio della lampada che veniva tenuta costantemente accesa sopra la cassa di Rita, era ritenuto miracoloso, per cui le monache “danno dell’olio di essa lampada a vari per ungere i membri de’ corpi addolorati da qualsivoglia dolore, e s’è trovato con verità che quest’olio ha operato grandissimo giovamento a molti”.
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