Santa Giovanna Antida Thouret è la fondatrice della Congregazione delle Suore della Carità, nata con l’intento di provvedere alla formazione dei giovani e al sostegno ai bambini orfani, poveri e malati.
Francese, santa Giovanna Antida Thouret, che si ricorda oggi 23 maggio, è la fondatrice della Congregazione delle Suore della Carità. Il Martirologio Romano la ricorda così: “A Napoli, santa Giovanna Antida Thouret, vergine, che proseguì la vita religiosa, interrotta dalla rivoluzione francese, insieme ad alucne compagne, che a Besancon aggregò a sè nella nuova Congregazione delle Suore della Carità epr dedicarsi alla formazione cristiana e civile dei giovani e alla carità verso i bambini abbandonati, i poveri e i malati, finendo poi i suoi giorni stremata da grandi tribolazioni“.
Nasce a Besancon il 27 novembre 1765 da una povera famiglia che lavorava nei campi. A 16 anni perde la mamma e ne deriva per lei una grande sofferenza che sembra sopraffarla. Lavora in campagna nonostante sia debole di salute.
Scopre la vocazione religiosa e a 22 anni riesce ad entrare nel nel convento delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli superando l’opposizione del padre. Quando scoppiò la rivoluzione francese è costretta a ritornare a vivere nel mondo e si dedica alla cura dei giovani e dei malati.
Si ritrova a dover peregrinare, al seguito dell’abate Receveur prima a Friburgo e poi in Germania, e dopo pochi mesi in Svizzera indossando gli abiti da povera donna. Tornata a Besancon nel 1797 apre una scuola per ragazze, ma riceve le minacce di morte dei rivoluzionari e deve rifugiarsi presso la casa di una povera donna che le dà ospitalità.
Nel 1799 rientra nuovamente a Besancon ed apre un’altra scuola con annessa una farmacia. Si tratta del luogo in cui nasce il primo nucleo delle Suore della Carità. Le discepole aumentano e prende forma la nuova congregazione che pian piano si estende in Francia, Svizzera, Savoia e a Napoli.
Santa Giovanna Antida deve affrontare numerose e ardue tribolazioni. Le supera tutte con la perseveranza della fede, con la tenacia che viene da un rapporto stretto e vivo con il Signore. Si trova a dover fronteggiare un grosso problema: le comunità di Besancon e limitrofe non volevano accettare la disposizione pontificia che stabiliva che ogni comunità fosse sotto la giurisdizione del vescovo del proprio territorio, rifiutarono di accoglierla quando era andata lì per porre pace.
Rimane a Parigi per due anni e poi nuovamente viene rifiutata. Dopo questo grande dolore si ritira a vita privata e lascia che compia la volontà di Dio senza insistere oltre. Trascorre l’ultima parte della sua vita, fino alla morte, a Napoli, mentre la sua congregazione comunque si espande. A loro affida il suo programma: la gloria di Dio e la santificazione dei membri della congregazione attraverso le opere di misericordia e l’eroica fedeltà alla Sede Apostolica, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “Filia Petri”.
Muore il 24 agosto 1826 sorridendo e benedicendo le sue figlie spirituali che si prendevano cura di lei. Non riesce a vedere la riunificazione della sua congregazione che avverrà poi successivamente, molto tempo dopo, nel 1954. La canonizzazione arriva poi nel 1934. Il Martirologio Romano la commemora il giorno del suo dies natalis, mentre nella sua famiglia religiosa è celebrata il 23 maggio.
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